Anarchici, la galassia dei violenti: molotov e pacchi bomba, in Emilia-Romagna 20 anni ad alta tensione

L’ultimo episodio: una chiamata anonima al ’Carlino’: A Bologna ci sarà un grave attentato in relazione a Cospito”. Procura e Digos indagano, si stringe il cerchio sull’escalation

Anarchici a Bologna, scoppi e fuoco a cassonetti in strada

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Bologna, 2 febbrai 2023 – Benvenuti, è il Giorno della marmotta dell’anarchia emiliano-romagnola. Cambiano gli anni, cambiano le sigle, cambiano i media (dai volantini ciclostilati in luridi sottoscala alle dirette Twitch fino alle condivisioni su Telegram), ma gli uomini (e le donne) non cambiano. I figli di papà col manuale del piccolo antagonista, i fuorisede che preferiscono la molotov allo studio o al lavoro, l’intellettuale (sic!) con ragnatela di appartamenti per garantire alloggio ai compagni e profitti alle proprie casse, i pubblici ministeri e le forze dell’ordine che con fatica cercano di ottenere misure cautelari, i giudici che spesso quelle misure non le concedono, i politici che a seconda della situazione esprimono solidarietà pelose.

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Bologna è l’epicentro di un tetro kabuki che ormai da vent’anni blocca l’attività di polizia giudiziaria e dei tribunali e che ha collegamenti con mezz’Italia. Dalle Marche (con Senigallia e Ancona in testa) al Trentino fino a Milano gli investigatori hanno ricostruito e identificato una tela di contatti che ingrossa le ‘case’ anarchiche soprattutto in occasione di manifestazioni e cortei. Non è un caso che un noto antagonista trentino (uno che passava le vacanze in Svizzera, perché Sankt Moritz è meglio – con tutto il rispetto – di Vidiciatico o Cocomaro di Focomorto anche se ti ispiri a Bakunin) sia passato in Bolognina, dove sta il circolo il Tribolo, ultimo avamposto della lotta. Non è un caso che le Digos lombarde, trentina e bolognese lavorino insieme per dare un volto a chi, qualche settimana fa, ha dato l’assalto ai bancomat di Bologna. E non è un caso che tutto l’affaire Cospito, quando ancora non se ne parlava, sia deflagrato proprio qui, in Emilia. Con prese di posizioni di politici (la prima fu la vicesindaca Emily Clancy) e una serie di successive azioni criminali.

Dalle pentole esplosive per Romano Prodi del 2003 ai plichi incendiari, dal tristemente noto Circolo Fuoriluogo (con coda giudiziaria di assoluzione) ai ripetuti attentati ai ripetitori, il movimento anarchico ha sempre vivacchiato dagli anni Zero a oggi, con un apice negli anni Dieci fatto anche di armi, minacce di morte, violenza. Il pm Enrico Cieri, ad esempio, finì nel mirino per avere mandato 5 avvisi di fine indagine a 5 anarchici greci, accusati dell’invio del pacco bomba (intercettato su un aereo cargo proprio a Bologna) a Silvio Berlusconi nel novembre 2010. Quel post aveva legami con la Cospirazione delle cellule di fuoco (precisamente Olga Ikonomidou e altri 7 anarchici, all’epoca tutti in carcere in Grecia) che vennero citate dalla Federazione anarchica informale nel volantino di rivendicazione dell’attentato a Roberto Adinolfi a Genova. Toh, proprio l’azione per cui Cospito è in carcere. E in Emilia e nelle Marche già dalla fine degli anni Novanta si erano registrate le prime azioni contro il 41-bis. Per una di quelle passeggiate (l’obiettivo era aiutare la ‘povera’ brigatista Nadia Desdemona Lioce, che ammazzò con ferocia nel 2002 Marco Biagi nel ghetto di Bologna) finì nei guai, nel 2007, Stefania Carolei.

Psicanalista, una delle ‘madri’ dell’anarchia made in Emilia-Romagna, nota in tutt’Italia per la sua attività già dal ’77. Fu pure lei fra gli assolti, appunto, di Fuoriluogo nel 2014: niente associazione a delinquere, rimasero solo i reati minori, cioè nulla. E il gruppo festeggiò l’assoluzione occupando in segno di sfida uno stabile del Comune di Bologna in via Paglietta, a due passi dal Tribunale, storico covo occupato negli anni ’90. Come a dire: tremate, siamo tornati più determinati di prima.

Ferrara, Gallo Ferrarese, Modena, Treviso, Torino, Trento e Milano: la rete si compone così, alcuni anarchici stanno pure in Austria (e si divertono a mandare cartoline ai cronisti). Un nostro cronista, Enrico Barbetti, era stato picchiato durante una visita di Matteo Salvini. Per quell’episodio sono fioccate condanne, poi ridotte.

E siamo a oggi, ai giorni della protesta per Cospito, al manichino della Meloni brandito come un trofeo, degli incendi alla Marr e delle molotov ai cassonetti sulla via Emilia, alle finte locandine del Carlino e alla chiamata con annuncio di attentato alla nostra redazione. I magistrati e le forze dell’ordine coordinate dal procuratore Giuseppe Amato sono al lavoro per identificare gli aggressori. È l’ultimo miglio. Basterà?