Fine vita in Emilia Romagna, la diatriba giuridica: "Viene prima chi soffre"

Ludovica De Panfilis, presidente del contestato comitato regionale: "La Consulta ci chiede di dare risposte a persone che affrontano dolori indicibili"

Bologna, 15 febbraio 2024 – “Premetto: sono una ricercatrice sanitaria e bioeticista clinica. Non entro nel merito della diatriba giuridica, ma la delibera regionale si basa sul decreto del ministro della Salute del 30 gennaio 2023 e prende atto della risposta del comitato nazionale di bioetica". A parlare è Ludovica De Panfilis, presidente dell’ormai contestato Corec, Comitato regionale per l’etica nella clinica, che nell’iter stabilito da Viale Aldo Moro in risposta alla sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale, deve dare un parere obbligatorio ma non vincolante alla richiesta di suicidio assistito.

Ludovica  De Panfilis guida il Corec, Comitato regionale  per l’etica nella clinica
Ludovica De Panfilis guida il Corec, Comitato regionale per l’etica nella clinica

Il Comitato nazionale di bioetica pone paletti al Corec, ma la Regione ribadisce che la delibera è valida. Chi ha ragione?

"Non vorrei che di fronte allo scontro politico si perdesse di vista la ratio della delibera regionale: dare applicazione pratica alla sentenza della Consulta. Applicazione attesa dal 2019 e che – non si deve dimenticare – dà risposte a chi arriva a richiedere il suicidio medicalmente assistito. Chi lo fa è in uno stato di sofferenza indicibile".

Il Corec resta nel mirino del Comitato nazionale di bioetica che fa capo alla Presidenza del Consiglio.

"Non sono io a dover dare una risposta giuridica, ma la risposta del Comitato di bioetica si rifà al decreto del ministero del 30 Gennaio 2023, dove si dice che la competenza è sì dei Comitati etici territoriali, 40 in tutta Italia, ma nelle regioni in cui sono già presenti, possono essere affidati ai Comitati etici già esistenti. Il nostro esisteva già a Reggio Emilia. L’Emilia-Romagna l’ha esteso a 22 membri per garantire uniformità a livello regionale".

Questo Comitato di Reggio Emilia di cosa si è occupato?

"Questo progetto sperimentale in capo all’Irccs dell’Azienda Usl di Reggio Emilia è durato tre anni. Abbiamo dato pareri (non vincolanti) su casi pediatrici in cui c’era in ballo la sospensione della terapia per malattie complesse; su vaccinazioni Covid per anziani in struttura; sulla sedazione profonda".

Come con il suicidio medicalmente assistito il parere, però, non è vincolante...

"No. Il Corec – come faceva l’altro Comitato etico che guidavo – di fronte a richieste di ’fine vita’ scriverà un parere collegiale sulla base della relazione della commissione, dove verranno sottolineati anche eventuali posizioni di dissenso nel comitato. Tale dossier verrà allegato alla documentazione sanitaria del paziente e inviato alla Commissione di valutazione di area vasta che stilerà la relazione definitiva e dirà se si potrà dare il via libera alla procedura di suicidio medicalmente assistito".

Su quali basi valuterete?

"In primis, fanno fede i requisiti della Corte costituzionale (paziente capace di intendere e volere, affetto da patologia irreversibile da cui derivano gravi sofferenze fisiche e psichiche, mantenuto in vita grazie a trattamenti di sostegno vitale), poi considereremo vari fattori, come l’accesso alla cure palliative che, in genere, nella nostra Regione sono garantite. Il nostro è un parere di maggior tutela che punta a valutare anche il livello di cura garantito al paziente prima di arrivare al suicidio assistito".

Prescriverete anche come avverrà il suicidio assistito?

"Queste istruzioni tecniche-operative verranno date dalla direzione sanitaria che gestirà la procedura. In tutti i casi, altrimenti sarebbe eutanasia, sarà il paziente che si autosomministrerà il farmaco letale. O con un farmaco via bocca o con un’iniezione o con qualche altro dispositivo medico (ad esempio macchinari che si possono attivare con il movimento oculare, ndr ). Il Corec, poi, potrebbe suggerire dove effettuare la procedura per garantire il massimo comfort al paziente: il proprio domicilio, un hospice o l’ospedale".