Fine vita in Emilia Romagna, perché se ne parla e quali sono le novità

La Regione ha emanato una delibera per ottenere il suicidio assistito entro 42 giorni. La legge proposta dall'associazione Luca Coscioni è approdata in Consiglio regionale e la discussione proseguirà in Commissione

Bologna, 13 febbraio 2024 – Suicidio assistito. In Italia esiste già la possibilità di autosomministrarsi un farmaco letale: lo ha previsto la Corte Costituzionale con una sentenza del 2019. Eppure non c’è una legge nazionale, così come non sempre c’è chiarezza sui tempi e sulle procedure. È proprio su questo punto che la Regione Emilia-Romagna ha provveduto, con una delibera, a organizzare un percorso di valutazione certo e con tempi di risposta prefissati.

In breve, l’iter previsto dalla Regione prevede la messa in atto del suicidio assistito entro 42 giorni dalla domanda: entro tre giorni dalla presentazione della domanda del paziente la richiesta viene inviata alla Commissione di valutazione; entro 20 giorni vengono fatte le prime visite mediche, poi dopo aver ricevuto il parere etico del Corec (il Comitato regionale per l’etica nella clinica) e si ottiene il via libera si può arrivare al suicidio medicalmente assistito entro i 20 giorni successivi. 

Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato
Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato

Proposta di legge sul suicidio assistito

Oggi in Consiglio regionale a Bologna, nell'aula dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, è stata una giornata di dibattito sul tema, anche perché è approdata la legge sul suicidio assistito di iniziativa popolare proposta dall'associazione Luca Coscioni. La discussione proseguirà in Commissione Politiche per la Salute, ha fatto sapere la presidente dell'assemblea legislativa, Emma Petitti, all’apertura dei lavori. È iniziato dunque l’iter che prevede la presa in carico del progetto.

Le norme regionali prevedono che il voto alla legge avvenga entro un anno. I 5Stelle hanno tentato un blitz per imporre il voto entro sei mesi ma il tentativo è andato a vuoto. Presente anche Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni: “Spero ci sia un impegno anzitutto politico perché questo rinvio in Commissione non si traduca in un affossamento della legge”. 

Il dibattito: pro e contro

Il provvedimento regionale, però, ha suscitato opinioni diverse e si è acceso un dibattito nazionale. Da una parte chi, come il governatore toscano Giani, non sente la necessità di portare in Consiglio regionale “leggi che dividono”; o il cardinale Zuppi che al nostro giornale ha ribadito la sua contrarietà e la posizione della Chiesa: "Ingannevole decidere sul fine vita per legge". Contraria anche Forza Italia pronta con un ricorso al Tar sulla delibera.

Dall’altra compatta la Regione pronta a “dare risposte a chi soffre”, ha detto Bonaccini, aggiungendo: “Ora tocca al Parlamento fare una legge nazionale sul fine vita". “La Regione non ha fatto altro a rendere esigibile quella sentenza (della Corte Costituzionale, ndr)”, ha detto oggi l’assessore Donini, sottolineando come la delibera non sostituisca una leggere regionale sul tema.