DONATELLA BARBETTA
Cronaca

Pronto soccorso Emilia Romagna, la rivoluzione Donini: stop ai casi non gravi. "Trattati in 20 centri specializzati"

L’assessore: nei Cau i codici verdi e bianchi che sono il 70% del totale degli accessi. "Lunedì la delibera in giunta, le prime strutture a settembre. È una sfida che vogliamo vincere"

Intervento d'urgenza: ecco come in Emilia Romagna si vogliono snellire i Pronto soccorso

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Bologna, 13 luglio 2023 – “Contro la privatizzazione o la desertificazione dei Pronto soccorso, noi abbiamo deciso di separare l’urgenza a bassa complessità dall’emergenza". È riassunta in queste parole di Raffaele Donini la rivoluzione che la sanità dell’Emilia-Romagna affronterà nei prossimi mesi.

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Assessore Donini, i Centri per l’assistenza all’urgenza, noti come Cau, davvero salveranno i Pronto soccorso?

"È la nostra sfida, noi ci crediamo, perché l’obiettivo è tamponare la fuga dei medici, migliorando le loro condizioni di lavoro, snellendo l’attività delle strutture e riducendo le file in sala d’attesa. Finora, le altre misure prese non hanno dato i risultati sperati – ammette il numero uno della sanità in Regione –. Abbiamo iniziato con i bandi per il personale e puntualmente andavano deserti, poi sono arrivati i 100 euro in più in busta paga e in alcune realtà il ricorso temporaneo alle cooperative: nessun effetto benefico. Adesso passiamo ai Cau".

Ed è ottimista sui risultati?

"Sì, perché la riforma dell’emergenza urgenza, che comunque sarà graduale e verrà completata in due anni, non l’ho fatta io da solo con i miei tecnici, ma l’ho condivisa con i professionisti dei Pronto soccorso e sarà possibile realizzare i Cau grazie all’accordo sottoscritto con la Fimmg".

Come sarà composta l’équipe di un Cau?

"Da medici, prevalentemente di continuità assistenziale, infermieri, operatori sanitari e figure tecniche a supporto".

Quanti saranno i Cau in tutta la regione e quando apriranno i primi centri?

"Ne prevediamo una ventina entro l’anno, ma saranno le varie Conferenze territoriali sociali e sanitarie a definire le proposte di dettaglio per ogni territorio. I primi centri saranno attivi da settembre, sono diverse le province in dirittura d’arrivo. Stiamo perfezionando gli ultimi punti della delibera che andrà in giunta lunedì".

Sappiamo che i centri per l’assistenza all’urgenza accoglieranno i codici bianchi e verdi. Dalle ultime rilevazioni, quanti sono?

"Lo scorso anno gli accessi in tutti i Pronto soccorso dell’Emilia-Romagna sono stati un milione e 800mila, di questi l’80% è stato registrato nelle strutture hub, ossia in quelle più grandi, sulle 53 che abbiamo complessivamente. Sul totale degli accessi, il 70% sono risultati codici bianchi e verdi".

Come indirizzerete quel 70% nei Cau?

"I cittadini saranno informati con una campagna di sensibilizzazione in cui si chiarirà che le urgenze, almeno la maggior parte, hanno certamente bisogno di un medico e di una dotazione diagnostica di primo livello, ma non necessariamente di un rianimatore o di uno specialista dell’emergenza".

Dove saranno le sedi dei Cau?

"Le tipologie sono quattro: in prossimità dei grandi Pronto soccorso, nelle case della comunità hub, nelle strutture ospedaliere territoriali o punti di primo intervento che si occupano già di bassa criticità e che rischierebbero di chiudere, e negli studi dei medici di medicina generale che volontariamente aderiranno".

Rimarranno sempre aperti come i Pronto soccorso?

"Tendenzialmente l’apertura sarà h24, ma se nascerà un centro in uno studio medico non potrà certo osservare questo orario. Ecco perché la riforma sarà graduale".

Come si accederà alle nuove strutture?

"Con il numero unico 116117, che potrà anche fornire l’orario della presa in carico, attivo però nel primo semestre del prossimo anno. Nel frattempo, i cittadini potranno presentarsi direttamente ai Cau, oppure su segnalazione del Pronto soccorso o dei medici di famiglia o del numero unico di continuità assistenziale, quindi della guardia medica, in via di sperimentazione in ogni provincia, superando la frammentazione".