ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

Un milione in eredità all’avvocato

Fano, il testamento di una 84enne fu impugnato dai parenti. Ma il tribunale civile ora ha dato ragione al legale

ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca
Il tribunale di Pesaro

Il tribunale di Pesaro

Fano, 5 gennaio 2024 – La nobildonna lascia tutto il suo patrimonio – oltre un milione di euro tra contanti, immobili, quadri, porcellane e argenteria – al proprio avvocato. I familiari impugnano il testamento. Secondo il tribunale civile, però le ultime volontà dell’84enne Laura Borgogelli-Avveduti, morta nel 2014, è valido e va rispettato perché la signora era capace di intendere e di volere. E così l’avvocato fanese Michele Pierucci, 66 anni, ha potuto mettere la parola fine a un’odissea giudiziaria lunga oltre 10 anni.

L’anziana signora, nubile e senza figli, il 4 agosto del 2014 aveva nominato suo erede universale il proprio avvocato di fiducia con un testamento redatto da un notaio sei giorni prima di morire. “Lascio erede universale il mio avvocato – è quanto riporta il documento – che stimo e di cui mi fido ciecamente”. Nelle sue ultime volontà non riconosceva neanche un soldo agli altri parenti: 4 sorelle e 11 nipoti. Uno di questi, dopo la scoperta del testamento, aveva presentato anche una denuncia penale per circonvenzione di incapace nei confronti dell’avvocato sulla quale il tribunale di Pesaro aveva emesso una sentenza di non doversi procedere, perché il reato era estinto per prescrizione. Ora anche il giudizio civile, inizialmente promosso da una sorella (deceduta nel 2023) della nobildonna per il tramite del suo amministratore di sostegno, ha avuto esito favorevole nei confronti di Pierucci.

A confermare la lucidità della signora era stata anche il medico del 118 che poche ore prima della stesura del testamento l’aveva visitata. La dottoressa aveva dichiarato che le sue condizioni sanitarie erano “non gravi”. Anche il notaio aveva confermato che, al momento del suo arrivo nell’abitazione della signora, questa era “molto sveglia”, mostrando un atteggiamento gentile e accogliente e chiedendole di scrivere il suo cognome con un trattino, perché nessuno metteva mai il trattino tra i suoi due cognomi. Il notaio ha anche ricordato che la signora le chiese più volte che il testamento avesse effetto: “Dopo che le ho letto il testamento – è scritto nella sentenza – la signora mi ha ripreso la mano e mi ha detto ‘lei mi assicura notaio che questo testamento avrà esecuzione’, cioè avrà efficacia. Ovviamente io le risposi, forse ingenuamente, ma le risposi: “signora non glielo assicuro io, ma il codice civile”.

“Era una persona, l’avvocato, di cui aveva una stima infinita – ha aggiunto un’altra testimone riferendosi al rapporto tra la signora e il professionista –, anzi, è stata l’unica persona sulla quale non ha cambiato opinione dall’inizio alla fine, cioè l’unica persona alla quale era consentito entrare, a differenza di altre persone che venivano mandate via… mi disse assolutamente di non aprire più al nipote; già da molti anni lei non lo voleva vedere, quindi io facevo quello che lei mi diceva. L’unica persona ammessa a entrare in casa, quindi, dal mese di giugno era stato proprio l’avvocato”. Nei confronti dell’amministratore di sostegno della sorella e dell’erede legittimo che hanno promosso la causa, il tribunale civile ha anche stabilito la condanna a pagare le spese legali per oltre 18mila euro.