Bagarre al ristorante dopo la cena: "Il titolare mi ha steso con un pugno"

La disavventura di Fabrizio Morganti, 55 anni. "Ho il naso fratturato e tre vertebre rotte". Prognosi di 30 giorni

Fabrizio Morganti, 55 anni, con il referto del Pronto soccorso. Accanto a lui, la compagna Raffaella e nel riquadro l'arrivo dell'ambulanza

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Fano, 26 marzo 2024 – “Sono uscito dal locale che ce l’avevo alle spalle, ma non me ne ero accorto. Quando mi sono girato, mi è arrivato un pugno in faccia e sono caduto giù". Disteso nel letto dove dovrà restare immobile per un mese (per la caduta si è rotto tre vertebre) il 55enne senigalliese Fabrizio Morganti racconta dell’aggressione che ha subìto sabato notte per mano del titolare di un locale del centro storico di Fano dove si era recato per festeggiare il compleanno della cognata. "Ho visto quest’uomo enorme uscire come una furia e dargli un pugno in faccia - aggiunge la compagna Raffaella, seduta sul letto accanto a lui -. Senza motivo. Fabrizio è caduto all’indietro. L’ho visto a terra con la faccia tutta insanguinata e ho provato tanta paura. E se avesse battuto la testa e fosse morto? Perché tanta violenza?"

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E’ ancora molto scossa Raffaella. Trema e la voce le si spezza in gola dal pianto. "Che Fabrizio avesse il naso rotto, l’avevamo capito subito – prosegue – ma quando in pronto soccorso ci hanno detto che aveva anche la frattura di tre vertebre, mi è crollato il mondo addosso. Speriamo che si risolva tutto per il meglio. Il solo pensiero mi fa tanta paura". Fabrizio invece guarda il soffitto. Con una mano regge il telefono che squilla in continuazione, con l’altra accarezza Tokyo, una cagnolina distesa sul letto accanto a lui. "Questa non mi ci voleva proprio – dice calmo – perché avevo appena iniziato un lavoro in una ditta a Fano, a tempo determinato, e questo imprevisto complica tutto". Sul comodino ci sono gli antidolorifici e un libro. Poi il racconto della serata.

“Sabato abbiamo deciso di andare in questo locale perché era il compleanno della morosa di mio fratello – racconta –. Loro ci si sono sempre trovati bene, così siamo andati lì. Abbiamo passato una bella serata. Anche il cameriere ha brindato con noi, ridendo e scherzando senza problemi. Poi verso le 23.30 siamo andati a pagare e abbiamo fatto l’ultimo giro di amari al bancone. Il tizio dietro la cassa però si è arrabbiato, ci ha fatti allontanare in malo modo dicendo che eravamo di impiccio, davamo fastidio perché loro stavano lavorando".

“Siamo usciti un po’ rammaricati - prosegue Raffaella - ma siccome a nessuno di noi era piaciuto quel modo di fare, sono rientrata per dirgli che non si trattano così i clienti". "Ho visto la mia compagna parlare con lui - riprende Fabrizio -, poi quando si è girata per uscire, lui l’ha mandata a quel paese e ha fatto un gestaccio con la mano. Al che io mi sono spazientito e sono rientrato per dirgli che non aveva diritto di mandare a quel paese la mia ragazza. Lui ha detto qualcosa ma non ho capito, perché c’era tanto baccano e non si sentiva niente. Allora l’ho invitato a uscire per chiarirci. Mi sono voltato e lui sicuramente mi ha seguito, perché poi l’ho sentito… sul naso". Un dolore lancinante e poi il buio.

“A me si è spenta la luce. Non ho visto più nulla e mi sono risvegliato che ero a terra. In quei momenti lì, quando poi ti riprendi, ti sale l’adrenalina. Mi sono rialzato e gli ho urlato contro di tutto. Non so bene cosa. Mio fratello e Raffaella mi sorreggevano. Ma mentre imprecavo lui non c’era già più. Poi mi sono sentito nuovamente svenire. Mi sono accasciato e non mi sono alzato più. L’ultima cosa che ho sentito è stata: ’chiamate il 118’. Ma io quell’uomo non l’avevo mai visto prima".

Nelle successive cinque ore passate al Pronto soccorso, a Morganti hanno fatto visita anche i carabinieri di Fano, che nel frattempo avevano ascoltato già la versione del titolare del locale. "ll maresciallo mi ha chiesto ‘ma lei quando ha lanciato il bicchiere?’ - conclude Raffaella -. Ma quale bicchiere? In realtà noi non abbiamo avuto il tempo di fare nulla. Anche se vedendo Fabrizio a terra in un mare di sangue, d’istinto ho sollevato una sedia, ma poi l’ho rimessa subito giù".