Il nodo tamerici tiene banco sul lungomare

Il sindaco Vesprini: "Abbiamo dato incarico all’agronomo di verificare le loro condizioni".

Il nodo tamerici tiene banco sul lungomare

Il nodo tamerici tiene banco sul lungomare

La sistemazione delle 59 piante di tamerici del filare in funzione spartitraffico sul lungomare sud e la riqualificazione degli impianti della pubblica illuminazione della città sono i temi più scottanti ed urgenti che l’amministrazione comunale di Porto San Giorgio si trova a dover affrontare, con una certa immediatezza.

Ma dà l’impressione di prendersela comoda, lasciando che i problemi si trascinino per inerzia. Prendiamo ad esempio la questione delle piante di tamerici. Il sindaco Valerio Vesprini, a cui chiediamo di conoscere a che punto si trova la situazione delle suddette piante, fa sapere che: "Abbiamo dato incarico all’agronomo di verificare le loro condizioni fisiche. Poi, con in mano il report fornito dallo stesso agronomo saremo in grado di stabilire con cognizione di causa i provvedimenti da assumere". Si può sapere In che cosa consisteranno? "Abbattimento o spostamento delle piante, tertium non datur" sottolinea il primo cittadino. Tra le possibilità quindi non pone quella di lasciarle dove si trovano da oltre 50 anni.

"Il fatto di non rimuoverle da me non è stato mai preso in considerazione, Né ho alcuna intenzione di cambiare atteggiamento. Lasciare le tamerici dove stanno non la considero un’alternativa perseguibile". Eppure è indolore e condivisibilissima, non costa niente e non sconvolge l’ambiente. Sacrificare tutto questo per qualche posto auto in più sarebbe imperdonabile. "Abbattimento o spostamento" la strada che l’amministrazione intende prendere. Un ripensamento è auspicabile per non doversi pentire un omani perché le due ipotesi sono entrambe distruttive: l’abbattimento lo dice la parola stessa, lo spostamento è severamente criticato dal settore forestazione regionale che in un suo documento scrive: "Il dichiarato spostamento in altri siti non è possibile sia per il divieto posto dal regolamento comunale sia perché anche con la tecnica della zollatura (vietata) il processo dovrebbe durare anni. Il danneggiamento e la conseguente morte del filare di essenze vegetazionali previsto da un progetto insostenibile, trasformerà quella parte della città in un deserto a vantaggio di una prospettiva architettonica fatta solo di edilizia e condomini. La promessa ripiantumazione di nuove essenze arboree, necessariamente di giovane età non potrà in alcun modo porre rimedio al pregiudizio ambientale e paesaggistico che lo spostamento/abbattimento determinerà.

Silvio Sebastiani