CRISTINA RUFINI
Cronaca

Maxitruffa allo Stato. Auto sottoposte a ’fermo’ vendute o sparite. Giro d’affari da 4 milioni

Sarebbero 350 circa le vetture commerciate e in parte esportate. Acquistate a basso costo per la procedura amministrativa in atto. Quattro le persone finite nel registro degli indagati della procura.

Maxitruffa allo Stato. Auto sottoposte a ’fermo’ vendute o sparite. Giro d’affari da 4 milioni

Maxitruffa allo Stato. Auto sottoposte a ’fermo’ vendute o sparite. Giro d’affari da 4 milioni

Una truffa ai danni dello Stato, ipotizzata in quasi quattro milioni, che ruoterebbe attorno alla vendita di 350 auto circa, tutte gravate da fermo amministrativo. Sul totale della auto esaminate dalla Procura di Ferrara, circa 160 sarebbe state addirittura esportate e vendute all’estero, mentre le altre al momento sembrano essersi volatilizzate nel nulla. Sulle 160 individuate oltre i confini i nazionali, il pm titolare dell’inchiesta, Andrea Maggioni, ha chiesto il sequestro per equivalente, cioè pari alla somma che sarebbe stata ricavata dalla vendita delle auto, ricostruita in più di duecentomila euro. Istanza di sequestro che ieri mattina è stata discussa davanti al Tribunale del Riesame (presidente Piera Tassoni insieme ai giudici Giovanni Solinas e Marco Peraro) e sulla quale il Collegio si è riservato di decidere.

La storia. Gli accertamenti degli investigatori si sono incentrati sulle centinaia di auto trattate, a vario titolo, dalle quattro persone finite sotto inchiesta, tre uomini e una donna, tutti stranieri. Smercio di vetture che sarebbe avvenuto in un arco piuttosto lungo di anni, dal 2016 al 2022, per un valore complessivo della presunta truffa ai danni dello Stato che ammonterebbe a quasi quattro milioni di euro. Gli approfondimenti hanno portato a ricostruire la rete di contatti all’estero dove le vetture acquistate probabilmente sono state cedute per un corrispettivo più alto di quello pagato e senza la dovuta segnalazione che si trattava di auto sottoposte a fermo amministrativo e quindi che non posso viaggiare. Mentre delle altre se ne sarebbero addirittura perse le tracce, nonostante che anche queste fossero sottoposte a fermo, e quindi, benché vendibili, non potevano certo essere eliminate considerando che si trattava di beni sottoposti a garanzia di debiti che i vecchi titolari avevano contratto con lo Stato e non evaso. Peraltro, la giustificazione che gli indagati davano per l’interesse dimostrato nei confronti di queste auto, veniva data nella necessità di ricavarne pezzi di ricambio, mentre invece una volta entrati in possesso delle vetture, una parte sono state esportate, procedura peraltro che è vietata dalla normativa italiana. Una prima richiesta di sequestro per equivalente era stata avanzata al giudice per le indagini preliminari, che l’ha negata. Da qui il ricorso del pubblico ministero al Tribunale del Riesame, che è stato discusso ieri.