"Avere De Rossi? E’ una responsabilità in più"

Il capitano della Spal Esposito a ruota libera su calcio e spiritualità: "Con Mancini e la Nazionale è iniziato tutto quasi per caso"

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di Stefano Manfredini

Sport e spiritualità non vanno più a braccetto come in passato, però ci sono atleti per i quali la fede cattolica continua a rappresentare un punto di riferimento. È il caso di Salvatore Esposito, che sia in campo che sul proprio profilo Instagram non nasconde certo di essere credente.

"Sono molto scaramantico, ma la fede è una cosa completamente differente – spiega il capitano della Spal alla tavola rotonda organizzata dal Serra Club al Seminario arcivescovile –. Vengo da una famiglia molto credente e praticante, e non mi vergogno a dire che lo sono pure io. Sono consapevole che nello sport sia difficile trovare ragazzi che vanno in chiesa o credono in qualcosa, ma io sono diverso e mi sento fortunato. Le foto e la Madonna che posto su Instagram il giorno della partita rappresentano un rito, ma non si tratta di scaramanzia. La mia è una famiglia molto legata al calcio: mio papà ha giocato a pallone, i miei fratelli sono calciatori e mio cognato gioca nel Cosenza". Poi il racconto di un episodio recente.

"Sabato scorso era seduto in tribuna di fianco a mia sorella, per la quale comunque sono sicuro che venisse prima il fratello che il fidanzato! È difficile dire quanti giocatori siano credenti – continua Esposito – ai tempi del Chievo eravamo due o tre, a Ferrara qualcuno in più. In Nazionale invece mister Mancini è talmente credente che quando siamo a Coverciano, a fine allenamento va a messa. Dipende quindi dal contesto in cui ci si trova, diciamo che è qualcosa che viene trasmesso dalla propria famiglia. E chi crede veramente non deve vergognarsi, anche se mi rendo conto che i giovani siano frenati dai giudizi superficiali della gente. È bello avere qualcosa in cui credere: dà tanta forza e per quanto mi riguarda è un valore aggiunto. La Nazionale? È iniziato tutto per caso, quando nel corso di uno stage dell’under 21 Mancini venne a vederci. Finiti i due giorni di allenamento, rientrai a casa, ma alla sera mi chiamò il team manager dicendomi di tornare a Coverciano perché Mancini mi voleva in Nazionale maggiore. Pensavo fosse uno scherzo, infatti non lo dissi nemmeno ai miei genitori. Invece era tutto vero, e quella notte non dormii per l’emozione e il timore di sedermi allo stesso tavolo di gente come Bonucci e Donnarumma. Invece, mi sono sentito come a casa: Mancini mi ha fatto sentire importante, e a Coverciano ho capito che i grandi campioni sono persone umili".

Il primo incontro tra Esposito e De Rossi avvenne proprio in Nazionale, quando ancora nessuno poteva immaginare che qualche mese dopo si sarebbero ritrovati a Ferrara. "De Rossi è sempre stato il mio idolo – ricorda il regista della Spal –, e curiosamente il primo giorno di stage finii proprio nel suo gruppo. Peccato che inizialmente non azzeccai un passaggio! Nella partitella poi ne feci uno fatto bene e mi disse ‘bravo Salva’. Ebbene, sentirlo pronunciare il mio nome mi diede una carica incredibile! Ho un bellissimo rapporto col mister, che va al di là del calcio. Sono contento che sia il nostro allenatore, anche perché nel mio ruolo può darmi tanto, inoltre è un grande campione, una persona umilissima e fantastica. Non nego però che l’arrivo di De Rossi rappresenti una responsabilità in più per il sottoscritto, perché se prima ci tenevo a fare bene per me, per i miei compagni e per la piazza, ora gioco anche per lui che in poco tempo è riuscito a darmi tantissimo".