Corso Garibaldi, restano le ferite Danni alle attività a inizio via

L’acqua è arrivata dal sottopasso collegato al Parco urbano e si è arrestata dopo 300 metri ’La Sartoria’ e il Circolo Arci Asioli non sono stati risparmiati, ma adesso si pensa alla ripartenza.

Corso Garibaldi, restano le ferite  Danni alle attività a inizio via

Corso Garibaldi, restano le ferite Danni alle attività a inizio via

di Martina Rossi

C’è stato un momento in quell’indimenticabile martedì di maggio, quando i tre fiumi della città hanno esondato quasi contemporaneamente, in cui si temeva che l’acqua potesse arrivare fino al centro storico della città. L’allarme è stato lanciato quando, attraverso il sottopasso che collega il Parco Urbano con Corso Garibaldi, la fanghiglia ha iniziato a espandersi con incredibile velocità, fino ad arrivare all’inizio del corso, allagando i primi 300 metri della via e facendo saltare l’elettricità. Molte attività a quell’ora, circa le 20, erano già chiuse e i proprietari non hanno potuto far nulla per evitare i danni.

Inizia così la storia di Stefania Dolcini e della sua attività ’La Sartoria’. Per la signora è stato possibile raggiungere il suo negozio solamente il giovedì mattina, quando la strada era già stata liberata dall’acqua ma le porte del suo locale ancora non si aprivano, perché bloccate dal fango. "Mi hanno aiutato ad entrare due volontarie di 15 anni, insieme a mio marito, e la sorpresa è stata terribile: l’acqua mi arrivava a metà coscia".

Da quel momento, la proprietaria e il marito hanno iniziato a pulire senza tregua, per poter riaprire il locale il prima possibile, ma i danni non sono stati pochi. "Ho salvato 108 pezzi che mi avevano lasciato i clienti portandoli a casa e lavandoli dal fango, ma almeno 30 erano da buttare e per fortuna non ho perso le mie macchine da cucire, che hanno il motore a terra – aggiunge Stefania –. Quelle macchine valgono migliaia e migliaia di euro, le avessi perse, a 61 anni avrei mollato tutto". ’La Sartoria’ è aperta da lunedì scorso e l’attività è tornata quasi alla normalità: "Riaprire mi è servito, mi ha risollevato l’umore e ora che sembra tutto passato, mi ritengo davvero fortunata".

A pochi passi dal negozio di Stefania, sullo stesso lato della strada, c’è il circolo Arci, segnalato da un’insegna colorata e da una porta in legno. Entrando, si arriva ad un cortiletto interno. Li c’è Mario Zecchini, un volontario in pensione che aiuta nella gestione del locale. L’acqua, come si evince dai segni ancora presenti, è arrivata fino a metà del bancone e anche nella sala dei biliardi. Ma il peggio è accaduto al piano di sotto, nei locali termici, dove la piena ha raggiunto il soffitto. "In questa stanza c’è l’impianto di ventilazione, i quadri elettrici, le pompe, i motori dei frigoriferi. Non si è salvato nulla e l’acqua continua ad arrivare in questi giorni – racconta Mario abbattuto – per questo la nostra pompa a immersione è costantemente accesa da ben tre settimane".

E nonostante il lavoro di tutti questi giorni, insieme ai volontari, alcuni ucraini, e ai ragazzi che frequentano quotidianamente il circolo, gli spazi all’interno non sono ancora del tutto in funzione, serve ancora un po’ di tempo. "Ma dovevamo inventarci qualcosa per poter ripartire – racconta – e così abbiamo adibito a bar la tettoia del cortile esterno che già c’era, inaugurando questo nuovo spazio venerdì scorso. Un’alternativa che si è rivelata molto valida, specialmente in coincidenza con la bella stagione".

Tutto intorno molte attività sono chiuse, difficile dire se a causa dell’alluvione o per altri motivi. Sono ancora presenti segni e schizzi di fanghiglia, che anche nella parte rialzata della via, è riuscita a farsi spazio nei locali e a scavallare tre scalini. Ancora immobili i sacchi di sabbia posizionati all’imbocco del sottopasso all’inizio del corso, che invano hanno tentato di placare la furia del Montone.