Pinza guarda al futuro: "L'Università si allarghi"

Il presidente della Fondazione interverrà mercoledì al convegno per i 130 anni de 'il Resto del Carlino'

Roberto Pinza

Roberto Pinza

Forlì, 14 dicembre 2015 - Roberto Pinza, presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, parteciperà al convegno intitolato 'Cultura, innovazione, territorio: il futuro nel Forlivese', organizzato a palazzo Romagnoli da Carlino e Confcommercio mercoledì 16 dicembre. 

Pinza, facciamo il punto su cultura, innovazione e territorio?

«Sulla cultura la spinta è fortissima, e siamo a livelli altissimi sia per qualità e quantità. Lo dice anche il concerto di Muti di venerdì sera».

I protagonisti hanno avuto parole entusiaste per Forlì.

«Vero, io ho visto le loro facce da vicino: la Netrebko era reduce dalla prima della ‘Scala’, è vero, ma per avere un pubblico da cinquemila persone bisogna andare all’arena di Verona, nei teatri non capita mai».

La musica classica, o comunque colta, è una novità per Forlì. Riusciremo a mantenere questo livello?

«Vero, siamo passati dalla serie C direttamente in serie A. La classica dovrebbe essere tradizionalmente appannaggio di pochi, e invece riusciamo a fare grandi numeri. Certo, la sfida è mantenere un livello altissimo. Ma ci aiuta la collaborazione con Ravenna Festival, già prevista per il 2016».

Le mostre al San Domenico non bastavano più?

«Il panorama di Forlì si è arricchito. Con la musica, ma anche con la fotografia: stimiamo che McCurry possa arrivare a 50mila visitatori entro la chiusura del 10 gennaio».

Migliorare si può?

«Il futuro è un San Domenico aperto molti mesi all’anno. Con le grandi mostre, da febbraio a giugno. E in autunno con la fotografia, un altro filone nuovo».

Capitolo innovazione.

«Tutto questo è già una grande innovazione, no? Finalmente si capisce che la cultura è anche un vero motore economico. Poi penso all’università».

Appunto. Ancora si fatica a innestare nelle nostre aziende i migliori talenti dell’ateneo.

«Recentemente, un nostro progetto si è concluso con il 70% dei neolaureati assunto. Ma erano piccoli numeri. È vero, il problema è che il mondo delle piccole aziende è rimasto un po’ lontano».

Come si rimedia?

«Innanzitutto, sull’università l’investimento continua. Nel 2016 completeremo il parco del campus. Poi dovremo sistemare l’ultimo padiglione. E i tempi sono maturi per avere qui la sede di un altro dipartimento».

Non solo quello di Interpreti?

«No, vedremo di quale disciplina. Ne stiamo parlando con il nuovo rettore».

Per concludere, parliamo di territorio. Ovvero: come attirare visitatori. Non solo con le mostre...

«Infatti si dice che è più facile vendere un territorio che un singolo evento. Questo significa che bisogna mettersi insieme e organizzarsi. Certo, non ci sono solo le mostre: c’è la storia, l’enogastronomia, le tradizioni...».

Stop alle sagre che si cannibalizzano l’un l’altra nello stesso weekend?

«Certo, anzi ogni esperienza va valorizzata. Stiamo creando un comitato che coordini gli eventi e faccia marketing. Non solo forlivese, bisogna coinvolgere anche Cesena».

Un esempio?

«L’architettura razionalista, le testimonianze del Ventennio. Dobbiamo unire tutto e poi proporlo».