Forlì: "Qui i turisti sono cresciuti grazie all’Unesco"

La città mira allo stesso riconoscimento per il quartiere razionalista. Il caso del Parco Nazionale: "Ora abbiamo valore nel mondo"

Il presidente del Parco Luca Santini

Il presidente del Parco Luca Santini

Forlì, 23 agosto 2022 - Sasso Fratino e le faggete vetuste sono diventate patrimonio naturale mondiale dell’Unesco nel 2017. La prima riserva integrale istituita in Italia nel lontano 1959 e che si trova all’interno del Parco nazionale delle Foreste casentinesi monte Falterona e Campigna, più precisamente nei comuni di Santa Sofia e Bagno, dal 7 luglio di 5 anni fa si può fregiare ufficialmente del prestigioso riconoscimento che, in ambito culturale, anche Forlì intende ottenere per il quartiere razionalista.

"Fu un grande risultato per tutto il territorio dell’appennino tosco-romagnolo – ricorda il presidente del Parco Luca Santini – reso possibile dal lavoro di tutta la struttura dell’ente, dei due direttori che si sono succeduti Giorgio Boscagli e Sergio Paglialunga, del professor Gianluca Piovesan dell’Università della Tuscia e dell’ufficio territoriale biodiversità del Corpo forestale di Pratovecchio. È stato un percorso difficile iniziato partendo da un assunto di fondo, ovvero prima costruire una rete nazionale delle foreste antiche di faggio e poi un network europeo. Con questo progetto siamo partiti nel 2015 e in soli due anni siamo arrivati a questo riconoscimento straordinario. Sono personalmente orgoglioso di aver contribuito a questo storico risultato. Il nostro parco ora ha una valenza europea e mondiale. Una grande conquista per la montagna tosco-romagnola".

L’area riconosciuta ha al suo centro la prima riserva integrale naturale di Sasso Fratino, dove è vietato l’accesso se non per fini scientifici o di gestione e un’area di contorno dove è invece possibile entrare. Sasso Fratino nasce dall’intuizione del decano dei forestali italiani Fabio Clauser (oggi alle soglie dei 103 anni) quando nei primi anni Cinquanta l’allora amministratore dell’azienda demaniale statale si trovò di fronte al dilemma: applicare fino in fondo il piano di gestione forestale che prevedeva il taglio dei boschi proprio sulle pendici settentrionali di Sasso Fratino, o fermarlo? "Quel bosco offriva un paesaggio eccezionale da salvaguardare – ha ricordato più volte Clauser – per l’esistenza di tanti fusti antichi di molte specie diverse, alberi di dimensioni inconsuete, piante secolari ma piene di vita. Uno spettacolo unico di suggestiva bellezza". Grazie ai suggerimenti del naturalista forlivese Pietro Zangheri, di Mario Pavan dell’università di Pavia e del professor Gosswald dell’ateneo di Wurzburg in Germania, si trovò la soluzione amministrativa per un’area allora di 113 ettari (oggi 764,25).

"Il riconoscimento Unesco – aggiunge Santini – è un biglietto da visita unico per l’appennino e il Parco nazionale. Si tratta di un valore aggiunto molto importante in grado cioè di valorizzare e promuovere le eccellenze ambientali, culturali, artistiche, turistiche, enogastronomiche dell’area, ma richiede anche un grande impegno per la salvaguardia e lo sviluppo sostenibile di questi territori. L’impennata di visitatori e di fruitori dell’area in questi ultimi cinque anni sono lì a dimostrare che abbiamo fatto la scelta giusta".