Forlì, il disegnatore Marco Verni. "Così creo Zagor"

Il fumettista forlivese dovrebbe essere in edicola in estate con tre nuovi albi

Verni sta mettendo su carta il ritorno dello scienziato pazzo Hellingen

Verni sta mettendo su carta il ritorno dello scienziato pazzo Hellingen

Forlì, 17 marzo 2019 - Lui ha 53 anni, Zagor 58. Marco Verni, forlivese, e il personaggio che gli appassionati dei fumetti chiamano ‘Spirito con la Scure’ sono praticamente cresciuti insieme. Dal 2003 Verni è arruolato nello staff che disegna le storie ambientate nella foresta di Darkwood e attualmente è al lavoro sul ritorno del cattivo numero uno, lo scienziato pazzo Hellingen. «Non sono da solo, lavoriamo io e Gianni Sedioli insieme. Disegno anche nel weekend, siamo a pagina 154 su 282, l’ipotesi è di uscire a luglio con il primo di tre albi».

Lei di Forlì, Sedioli di Ravenna. Come vi dividete il lavoro?

«Per la precisione, Gianni abita a Fornace Zarattini. Lui prepara la vignetta con le matite, io passo l’inchiostrazione a china, poi lui aggiusta gli sfondi. Abitando vicini, talvolta possiamo anche vederci e confrontarci. Insieme realizziamo 30-40 pagine al mese, che è un bel numero».

Vicinanza solo geografica o anche come stile?

«Io sono della scuola ‘classica’. China e pennello. Anche Gianni ha la stessa matrice».

I suoi disegni sono considerati i più simili a quelli di Gallieno Ferri, il mitico creatore grafico di Zagor.

«Non è che mi sforzo, a me Zagor viene così. È sempre stato il mio fumetto preferito. E quello è lo Zagor che mi piace».

A un certo punto, ha incontrato il suo ‘maestro’ Ferri anche di persona. Lui come l’ha presa?

«Ferri, che purtroppo è morto nel 2016 a 87 anni, era un signore d’altri tempi. Molto cortese, ma avevo l’impressione che un po’ fosse geloso di questo suo stile. Poi, una volta ne ho parlato con i figli e mi hanno rassicurato: nessun problema, a papà piuttosto non piaceva chi tradisce l’aspetto classico di Zagor».

Proprio perché fedeli alla tradizione, l’anno scorso lei e Sedioli avete realizzato uno Zagor non in albi ma a strisce. Come si faceva negli anni Sessanta. Com’è stato?

«Una sorpresa. La nostra casa editrice, la Sergio Bonelli Editore, le ha distribuite solo in fumetteria, non in edicola. Pensavamo che le comprassero solo i sessantenni nostalgici. Invece sono piaciute molto ai ragazzini: erano storie più sintetiche, con più ritmo. E, a proposito del formato più piccolo, un giovanissimo ha risposto: ‘mi ricorda lo smartphone’».

Quindi Zagor, quasi sessantenne, sta benissimo...

«Rispetto a fine anni Ottanta, ha recuperato lettori. Piace anche all’estero: nel 2010 siamo stati in Turchia e ci hanno accolti come dei divi di Hollywood».

Di solito la casa editrice le riserva i ritorni di grandi nemici del passato. Ora tocca a Hellingen.

«Come sempre succede in questi casi, non c’è mai davvero una parola ‘fine’. La precedente storia di Hellingen non era pienamente conclusa. Posso anticipare che l’autore, Moreno Burattini, voleva tornare all’Hellingen delle origini, il vero e proprio scienziato pazzo».

Poi? Cosa succederà?

«Ho già realizzato le prime trenta pagine del ritorno di Supermike, un altro dei tanti cattivi dell’universo di Zagor. Uno che non si vedeva dal 1984 e riapparirà nel 2021, proprio nel sessantennale di Zagor».

Il disegnatore, oltre a curare l’aspetto grafico, può influire sul racconto stesso della storia?

«Moreno Burattini ha raccontato una volta che quando non sa come andare avanti mi chiama e mi chiede: adesso come ti aspetti che prosegua?».

E poi le dà retta?

«Sì, perché dice che io, oltre a essere un disegnatore, rappresento il fan medio di Zagor: se l’idea piace a me, piacerà anche agli altri».