Omicidio Matteuzzi, gli haters a processo

Pavullo, citate a giudizio 4 persone che avrebbero infangato sui social la memoria di Alessandra, uccisa a martellate dall’ex fidanzato .

Omicidio Matteuzzi,   gli haters a processo

Omicidio Matteuzzi, gli haters a processo

"Come andava in giro conciata?". L’insulto diretto non c’è mai, né la parola esplicitamente volgare. Ma i giri di parole non lasciano dubbi e infangano senza ritegno la memoria di Alessandra Matteuzzi, la cinquantaseienne di Pavullo uccisa lo scorso 23 agosto a Bologna a colpi di martello e panchina, calci e pugni, dall’ex fidanzato Giovanni Padovani di 27 anni. Per queste frasi infamanti, pubblicate sui social, i legali della famiglia di ’Sandra’, gli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, nei mesi scorsi hanno denunciato per diffamazione aggravata trenta haters, cioè ’odiatori’ del web. Ora, quattro di questi sono stati citati a giudizio dal sostituto procuratore Bruno Fedeli. Gli altri 26 hanno invece nel frattempo cancellato i profili o mutato nickname sul web, complicando il lavoro di identificazione da parte della Polizia postale; le indagini però continuano, anche grazie alle costanti segnalazioni degli avvocati. La prima udienza davanti al tribunale monocratico sarà il prossimo 25 gennaio. Tra i quattro per cui si sono chiuse le indagini c’è anche Donatello Alberti, difeso dall’avvocato Gisella Rossi: è l’ex direttore della Croce Bianca di Ferrara che si dimise dalla carica (ora è un semplice dipendente) proprio a causa del polverone suscitato dalla sua frase sui social dopo il delitto. Scrisse: "Come andava conciata, ovvio che il ragazzo era geloso", suscitando forti polemiche. Alberti ha a propria volta denunciato un centinaio di haters, che dopo le sue parole gli ha rivolto insulti pesanti e minacce di morte; la Procura di Ferrara ha però chiesto l’archiviazione, data, ancora una volta, la difficoltà a identificare i colpevoli. "Speriamo sia un primo passo verso una regolamentazione delle attività sui social, che non possono rimanere un Far West – commenta l’avvocato Rinaldi –. Non si può infangare la memoria di Alessandra, né di altri, pensando di farla franca. Non si può scrivere tutto ciò che passa per la mente offendendo chicchessia. La Procura di Bologna, tra le prime in Italia, ha seguito il nostro ragionamento: attendiamo fiduciosi si pronunci anche un giudice, confidando in un monito per chi usa il web come una cloaca". Intanto, è in corso il processo per Padovani, accusato di omicidio aggravato.

Federica Orlandi