Modenantiquaria 2024: la bellezza è di casa

Fino al 18 febbraio la kermesse propone pezzi di altissima qualità: dal Guercino al Canaletto, da Fattori fino ai preziosi di Bulgari

Pietro Cantore accanto alla ’Pala Grossi’ di Giovanni Antonio Bazzi

Pietro Cantore accanto alla ’Pala Grossi’ di Giovanni Antonio Bazzi

Modena, 11 febbraio 2024 – Venere ha lo sguardo chino, e sulle guance un velo di rossore. Nel suo viso elegante e nella sua posa raffinata si riconosce la mano matura del Guercino, alla metà del Seicento: "Secondo l’expertise del professor Daniele Benati, questa tela fa pendant con il ‘Marte’ oggi custodito al museo di Cincinnati, negli Stati Uniti", spiega Tiziana Sassoli della galleria Fondantico di Bologna. Il quadro vale almeno 200mila euro. Poco distante, ecco Berenice , icona di fedeltà, che nel dipinto di Michele Desubleo (1665) si sta tagliando la treccia di capelli, quella chioma che poi – ci dice il mito – sarebbe diventata una costellazione nel firmamento: "Questa tela deliziosa proviene da una collezione privata di Sassuolo", rivela l’antiquario bolognese Maurizio Nobile che la presenta con legittimo orgoglio.

Ovunque si posino gli occhi, a Modenantiquaria c’è bellezza, c’è storia, c’è desiderio. Fino a domenica 18 febbraio i padiglioni di ModenaFiere ospitano la 37ª edizione della mostra di alto antiquariato, la principale rassegna annuale italiana, un’eccellenza anche internazionale. "Viviamo in un Paese con la più alta densità di opere d’arte al mondo, spesso segrete e inaccessibili. Noi antiquari abbiamo anche il fondamentale ruolo di far riscoprire oggetti rimasti nascosti nei decenni, se non nei secoli", fa notare Pietro Cantore, modenese, vicepresidente dell’Associazione Antiquari d’Italia e ‘anima’ della manifestazione. Sono più di cento le gallerie che hanno portato veri tesori: a Modenantiquaria si può venire – certo – con l’intenzione di fare un investimento in arte, ma anche solo per deliziarsi nelle sale di un museo che si crea per incanto in una settimana.

Sono tantissime le ‘perle’ in mostra. Star della galleria londinese di Cesare Lampronti è la magnifica, enorme tela del Canaletto che ritrae il solenne ingresso a Palazzo Ducale di Venezia dell’ambasciatore francese Jacques Vincent Languet nel 1726: un dipinto dal valore vicino ai 10 milioni di euro. Pietro Cantore espone la bellissima ’ Pala Grossi ’, con la Madonna col Bambino e i Santi che Giovanni Antonio Bazzi realizzò attorno al 1490: è stimata sugli 800mila euro. Mentre Angelo Enrico, gallerista milanese, presenta anche ’ L’abbeveraggio’ di Giovanni Fattori (1886), un quadro di cui si erano perdute le tracce e che è ricomparso sul mercato. Nello spazio della galleria romana Antonacci Lapiccirella fa bella mostra di sé l’Avvenimento di arte e cultura, uno dei pannelli che Giulio Aristide Sartorio dipinse già nel 1906 per l’Esposizione internazionale del Sempione e poi ricompose qualche anno dopo: due pannelli dello stesso fregio sono stati acquisiti dal Musée d’Orsay di Parigi. E poi ci sono i gioielli veri e propri, diamanti, rubini, oro, come nelle affascinanti parure vintage di Bulgari, messe in vetrina dalla galleria milanese di Luca Magro. "A questi livelli di qualità, il mercato non conosce crisi. Anche le aste di Old Masters hanno registrato ottimi risultati – osservano molti antiquari –. Gli oggetti di alto valore sono sempre più rari: ottimi beni rifugio".

Alla mostra principale si affiancano altre rassegne come ’Sculptura’ , l’arte del marmo, del legno, del bronzo e della terracotta di 16 importanti gallerie, e ’ Petra’ , il salone più verde che quest’annosi declina in una nuova visione che abbraccia classico e contemporaneo: nella Domus Petra (ideata dall’interior designer Giulio Cappellini con Leonardo Talarico) arredi di grande design si coniugano a oggetti storici, a dimostrazione che l’antiquariato non è un mondo inaccessibile, ma ci sono pezzi alla portata di tutti. "Il nostro – sottolinea Cantore – è un mercato di piccoli miracoli". E di oggetti che ‘parlano’.