DAVIDE SETTI
Sport

Serpini e il Carpi in Serie C: "Sì, questo è un sogno"

La promozione vista dagli occhi dell’allenatore partito dalla Seconda Categoria "Una dedica ai tifosi, c’erano anche quando eravamo settimi in classifica".

Serpini e il Carpi in Serie C: "Sì, questo è un sogno"

Serpini e il Carpi in Serie C: "Sì, questo è un sogno"

La festa da Serie C col Carpi non ha cambiato la quotidianità di mister Cristian Serpini (in foto domenica al ’Cabassi’), che anche ieri mattina era puntuale sul posto di lavoro all’Erreà Point di Modena. Un po’ di occhiaie per i bagordi del post promozione e una splendida sorpresa dei suoi colleghi, una dedica chiusa da un ’orgogliosi di te’ citando un titolo del Carlino del 16 dicembre: ’Il campionato lo vinciamo noi’. Parole e musica del 51enne tecnico di Castelfranco alla vigilia di Carpi-Imolese, penultima di andata, quando i biancorossi erano settimi a -6 dalla vetta. Un girone dopo Serpini ha festeggiato il settimo salto di categoria da allenatore, dopo quelli a Calcara (dalla Seconda alla Promozione), San Cesario (Prima vinta), i due balzi in D a Castelvetro e Correggio e la finale playoff di D vinta due anni fa col Lentigione che aveva dato ai reggiani il diritto alla C, poi rinunciato.

Mister Serpini, è il giorno più bello da allenatore?

"Senza dubbio, corono un sogno. Sono partito dalla Seconda categoria per arrivare nei professionisti. C’ero andato vicino, ora me lo sono guadagnato sul campo".

Quando Lazzaretti le chiese di venire a Carpi cosa pensò? "Col pres ci conosciamo bene da Correggio. So che ha un cuore generoso ed è esigente, come io sono ambizioso. Per questo ci siamo trovati sempre bene. L’obiettivo era importante, ma non mi spaventava. E grandi meriti in questo capolavoro li ha lui: quando tutti pensavano che fossimo tagliati fuori lui ci ha sempre creduto".

C’è stata una gara in cui pensava di aver chiuso la sua avventura a Carpi?

"Pensavo che dopo il ko di Ravenna a Mezzolara fosse la mia ultima chance".

Col ds Motta c’è più di un rapporto di lavoro

"Una vita fa all’Anzolavino giocammo insieme: io ero un ’cagnaccio’ di metacampo a fine carriera, lui un terzino under rampante. Riccardo è giovane ma ha grandi capacità, mi ha sostenuto nei momenti difficili, abbiamo sofferto insieme".

L’anno scorso era a Ravenna e i tifosi giallorossi dopo il 3-0 dell’andata scrissero sulla pagina del Carpi: grazie per averci preso Serpini…

"Non mi piace rispondere, il Ravenna hafatto un grande campionato, se volessi essere cattivo però direi che da 3 anni è in D: due anni fa vincemmo là la finale playoff col Lentigione, l’anno scorso non è salito anche per colpa mia, quest’anno… per colpa mia".

Le dediche a chi vanno?

"Al mio staff che è eccezionale. Ai tifosi che ci hanno insegnato l’appartenenza e che c’erano anche quando eravamo settimi. Poi i magazzinieri, abbiamo Claudio (Sternieri, ndr) che ha fatto la A non per niente. La società, i giocatori che sono diventati uomini in questi mesi. E poi mia moglie Chiara e le mie figlie Carlotta e Alessandro".

Ha il contratto per altri 2 anni? "Niente di nero su bianco, ma fra me e il pres la scorsa estate c’è stata una stretta di mano e fra noi basta quella".

Come immagina la sua prima Serie C?

"Campionato molto difficile, la seguo per imparare, devi andare con delle idee di gioco ben precise. Il pres sa che se vuole una stagione da ’forte apache’ deve cambiare allenatore…".

C’è qualche sassolino che si vuole togliere?

"Ne avrei mille, ma mi hanno insegnato che bisogna saper perdere prima di saper vincere".

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