Dal pusher del casello all’informatico

Stessa accusa, stesso finale. Entrambi condannati. per spaccio di cocaina

Uno era il pusher del casello, l’altro lo avevano ritrovato con la droga in casa. Due storie diverse unite dalla linea bianca della cocaina. E da ieri anche dalla condanna per spaccio di sostanze stupefacenti. Pesante la pena inflitta nel primo caso: 6 anni e 8 mesi di carcere e 100mila euro di multa. L’imputato è un 39enne di origini albanesi, C.T. (difeso dall’avvocato Gianmaria Gasperoni) che non risiede in Italia, procacciatore di affari per una ditta albanese di infissi di alluminio in Romania e Italia, il quale sotto Covid avrebbe perso giro e guadagni, e per questo, come ammesso, ha cominciato a spacciare. Il suo cliente fisso era un fanese, un tossico già noto, il quale, a dicembre, aveva riferito agli agenti il nome del suo rifornitore di fiducia. Aveva raccontato di aver ricevuto dal 39enne 25 grammi di polvere bianca. Uno scambio, come gli altri, avvenuto al casello dell’autostrada di Fano. Scattate le indagini, i riscontri telefonici hanno fatto emergere i continui contatti tra il pusher, che arrivava da Rimini, e il cliente. Quando il 39enne ha ricevuto la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare era già in carcere. Ieri la condanna (in abbreviato).

Un anno e 4 mesi è quanto ha avuto invece il 50enne informatico di Saltara (difeso dall’avvocato Susi Santi). Arrestato a gennaio per 23 grammi di coca acquistata a Rimini e ritrovata nella sua casa, il 50enne ha sempre detto che la sostanza era "per uso personale". Versione che riproporrà in appello.

e. ros.