Vis, a Olbia un mercoledì da leoni: sofferenza, personalità e vittoria

Aucelli la chiude al ’90 dopo i decisivi cambi di Sassarini. Avvio dei sardi, poi Pesaro mette la freccia

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VIS PESARO

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(3-4-1-2): Gelmi; Travaglini, Bellodi, Brignani; Sueva (8’st Fabbri), La Rosa, Minala, Gabrieli (36’st Boganini); Biancu; Ragatzu, Babbi (18’st Contini). A disp.: van der Want, Renault, Emerson, Fabbri, Sanna, Incerti, Occhioni, Zanchetta, Finocchi, Konig. All. Occhiuzzi

VIS PESARO (4-3-3): Farroni; Rossoni, Cusumano (5’st Gavazzi), Bakayoko, Zoia; Marcandella (5’st Aucelli), Astrologo (13’st Provazza), Di Paola, Egharevba, Fedato (13’st Coppola), Cannavò. A disp.: Campani, Sosa, Borsoi, Venerandi, Aucelli,, Garau, Gucci. All. Sassarini

Reti: 90’ Aucelli (V)

Note: recupero 2’+4’, angoli 6-5; ammoniti Cusumano, Egharevba, Di Paola, Babbi, La Rosa, Bellodi

Via la mutanda nera, tirata dai giocatori di Pesaro sugli spalti dove sei coraggiosi tifosi hanno seguito la Vis a Olbia in un mercoledì lavorativo da 1300 chilometri tondi. Nel mezzo della curva la sigla 1898: 122 anni di nobiltà proletaria, tradizione, arte di arrangiarsi, genialate e spudoratezza. La Vis geometricamente operaia di Sassarini disegna una vittoria mirabolante, fatta di sostanza, cambi di passo (frutto anche degli indovinati cambi del tecnico), misura, cuore e sfrontatezza da scugnizzi di Pantano, quartiere dove da sempre si ruba il tempo (e non solo) per farlo fruttare. Si comincia dalla fine, dunque. L’asse Aucelli-Egharevba fa paura perché il piede dei due ragiona e al terzo tentativo c’è l’assist dell’ex Sassuolo, l’accelerata dell’ex fiorentino che la ritorna ad Aucelli, bravo a farsi trovare pronto sulla corta respinta del portiere avversario. Il finale non sarebbe stato nemmeno una sofferenza, se non fosse per il recupero interminabile. La partita finisce su un corner ingoiato. Vis corsara in mare aperto e vertiginosamente in alto. Quanto durerà lo dirà solo il tempo. Per ora quel che si è costruito si palpa. Pesaro non ha mai rinunciato a brigare con l’avversario che aveva cominciato aggredendo per paura di essere aggredito e provocando più di uno spavento alla porta di Farroni, costretto al 5’ a smanacciare su sinistro del dispettoso Ragatzu (paratona), spaventato poi da un colpo di testa dell’ex Brignani (12’), da una incursione ancora del Ragatzu d’oro locale che scarica a Babbi sul quale salva Rossoni, e ancora al 37’ da Minala (tiro deviato) con Zoia molto alto, e infine un minuto dopo dal colpo di testa sempre di Brignani. Ce n’è abbastanza per rialzare la testa e provare a far male tre volte sfiorando altrettanti gol: due fendenti di Cannavò (40’ a lato di poco) e Marcandella (41’, palo) e una punizione di Di Paola (44’, Gelmi para). Nella ripresa arrivano i cambi determinanti con Gavazzi in difesa, Coppola e Aucelli a centrocampo e Provazza in avanti: pacchetto geometria e velocità. Sassarini la vuole vincere con il cambio di passo sulle fasce, creando superiorità numerica, e ci riesce nel finale quando all’Olbia ha girato la testa non sapendo più da che parte raddoppiare: se a destra dove Egharevba imperversa o a sinistra dove Provazza fa altrettanto saltando puntualmente l’uomo. Nel mezzo Di Paola e Aucelli hanno acceso luci abbaglianti. Ma parlare di singoli sarebbe riduttivo. Bisogna riconoscere alla squadra di Sassarini quadratura, capacità di patire, idee, cuore e polmoni. Nessuna illusione, ma durasse pure che ce n’è bisogno dalle parti di Borgo Pantano,dove si fanno 1300 chilometri per tornare, dopo un mercoledì da leoni, con una vittoria in una saccoccia e una mutanda nell’altra.

Davide Eusebi