GABRIELE CANE’
Politica

Adesso serve un commissario di peso

Le manovre post-elettorali nella nuova Unione Europea e il ruolo dell’Italia

Il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen (Ansa)

Il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen (Ansa)

A prima vista sembra una delle tante (apparenti) contraddizioni della politica: i leader usciti con le ossa rotte, e i voti al lumicino, dalle elezioni europee, si ritrovano per decidere chi deve comandare in Europa. Eppure, è normale che Macron, Scholz e la ri-eligenda von der Leyen si siedano attorno a un tavolo per trovare rapidamente un’intesa sulle principali cariche del governo Ue. Normale, perché lo schieramento di cui fanno parte ha la maggioranza a Bruxelles. E altrettanto normale è che a quel tavolo non sieda l’Italia guidata da forze politiche in minoranza in Europa. Partita chiusa, insomma, o ancora qualche spiraglio perché la “Ue ci dia il giusto ruolo”, come rivendica la premier? Se fosse solo una questione di numeri, non ci sarebbe storia: chi ha vinto comanda, chi ha perso sta al suo posto. Dunque, addio commissari. O quantomeno addio a posizioni di peso come quella occupata ora da Gentiloni, titolare di un dicastero economico in un’Europa che esiste soprattutto per l’economia. Ben altra cosa rispetto alla prestigiosa ma inesistente politica estera che Renzi ottenne nel 2014. Gli equilibri politici continentali non derivano però solo dai numeri del Parlamento: sono frutto anche della caratura dei Paesi, che valgono uguale solo nel voto. Non a caso a quel tavolo siedono Francia e Germania e non Slovacchia o Spagna, ad esempio. Allora, la pretesa della Meloni, che rappresenta l’Italia, anche quella che le gioca contro, non appare affatto senza fondamento. Anzi. Certo, la coalizione Ursula non ha intenzione di aprire alle destre. Ma Meloni non è Le Pen, nemmeno nel gruppo parlamentare. E forse una mano tesa alla leader italiana, e viceversa, può far quadrare un cerchio diverso da quello dei puri esiti elettorali. Del resto, se per i bastonati Macron o i Scholz è lecito domandare (e ottenere) ruoli di rilievo, beh, all’Italia non è solo cortesia rispondere.