David Byrne a Ravenna, la star sarà in concerto al Pala De Andrè

Giovedì sera il musicista proporrà i brani del suo ultimo disco (a 14 anni dal precedente): uno sguardo crtico sull’America di oggi

David Byrne

David Byrne

Ravenna, 18 luglio 2018 - Se pensavate che Peter Gabriel fosse il musicista più lento dell'universo a incidere dischi, allora non avete mai sentito parlare di David Byrne. Quattordici anni sono trascorsi dalla sua precedente opera solista, ma a un genio si perdona anche l'attesa più infinita. Specie quando sul tavolo ti arriva un disco come 'American utopia', punto di vista meditato di un 66enne che dalla Scozia emigrò che era un bimbo prima in Canada e poi negli Usa.

Come tante la sua famiglia cercava una speranza, un futuro diverso. E oggi in questo disco cerca di capire se quella speranza per un domani migliore in America possa essere ancora coltivata, specie dopo l'elezione di Trump. E la risposta non è certo positiva, ma chi si sorprende? David Byrne viaggia controcorrente da sempre, con i suoi Talking Heads spiazzò il mondo e con il suo siamese Brian Eno si mise a esplorare terreni ostici, come nello sperimentale 'My life in the bush of ghosts' del 1981.

E proprio Eno è il compagno di avventura di Byrne in 'American utopia', registrato in parte nello studio domestico del musicista scozzese, frutto di elucubrazioni, ispirazioni notturne, improvvise registrazioni per fermare l'attimo e fissare e le polaroid che aveva in mente. Un disco visionario, capace di guardare lontano, un disco di un uomo che vive in una realtà tutto sua, canzoni che sono domande, come questa: esiste un'alternativa al mondo in cui viviamo?

Lui è nato per sorprenderti, e lo fa anche questa volta mescolando elettronica a folk, acustica a pop, world music a new wave, e grazie a quello stregone di Eno riesce a calibrare tutto con eleganza e raffinatezza, sxenza mai scadere nelle ovvietà tipiche dei vecchi dinosauri del rock.

La visione di un uomo fiero del suo passato ma incapace di guardarsi alle spalle: il 19 luglio chi verrà al Pala De Andrè non si aspetti un juke box dei Talking Heads, solo pochi assaggi, come 'Blind', 'Burning down the house' e This must be the place'. Perché il futuro è più importante, perché c'è ancora tanto da capire, da spiegare e da conquistare in un mondo che ci sfugge e non ne capiamo il perché. 'American utopia' è già adesso il disco dell'anno, perché ci ricorda che la musica è anche e soprattutto impegno.