FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Morte sospetta in ospedale, infermiere in cella

Il 44enne di Conselice, che lavorava nel nosocomio di Argenta, avrebbe somministrato un farmaco ‘killer’ a una vittima

Il 44enne di Conselice, che lavorava nel nosocomio di Argenta, avrebbe somministrato un farmaco ‘killer’ a una vittima

Il 44enne di Conselice, che lavorava nel nosocomio di Argenta, avrebbe somministrato un farmaco ‘killer’ a una vittima

È stato portato in carcere Matteo Nocera, l’infermiere 44enne indagato per omicidio volontario a seguito del decesso sospetto di un anziano nel reparto di Lungodegenza dell’ospedale di Argenta. L’uomo era sotto inchiesta già da tempo ma negli ultimi giorni la situazione aveva avuto risvolti tali da spingere la procura a intervenire d’urgenza con un provvedimento di fermo di indiziato di delitto.

In particolare, i carabinieri avevano raccolto elementi tali da far presumere che l’indagato avesse intenzione di attuare ritorsioni nei confronti dei colleghi che avevano sollevato dubbi e sospetti sul suo operato. Da qui la decisione di agire, onde evitare che tali ipotizzati propositi potessero trasformarsi in realtà.

Il 44enne, assistito dall’avvocato Lorenzo Valgimigli, è stato quindi raggiungo nella sua abitazione di Conselice e accompagnato in cella a Ravenna.

Ieri mattina è comparso davanti al giudice per le indagini preliminari del capoluogo romagnolo per l’udienza di convalida. Il gip non ha convalidato il fermo, in quanto ha ritenuto non sussistente il pericolo di fuga, mentre ha disposto la custodia cautelare in carcere riconoscendo il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio (una misura provvisoria sulla quale dovrà esprimersi entro venti giorni il gip di Ferrara, competente per il reato contestato).

Le indagini. Parallelamente al fermo, sono trapelati alcuni nuovi elementi sull’indagine che va avanti nel massimo riserbo dall’autunno del 2024.

Il fermo nei confronti dell’infermiere (sospeso dal lavoro poco dopo l’esplosione del caso) è ‘soltanto’ per il presunto omicidio volontario dell’83enne Antonio Rivola (e non per la morte della 90enne Floriana Veronesi, riguardo alla quale non sarebbero emersi elementi sufficienti a motivare il provvedimento). Le consulenze disposte dal pubblico ministero Barbara Cavallo avrebbero infatti evidenziato importanti indizi di colpevolezza a carico dell’indagato in relazione al decesso dell’83enne. In particolare, dalle analisi sarebbe emersa la presenza nel corpo della vittima di un farmaco utilizzato per interventi di anestesia per favorire l’intubazione dei pazienti.

Si tratta dell’Esmeron, un potente miorilassante a base di bromuro di rocuronio utilizzato in campo anestesistico da parte di medici specializzati. Per la procura il ritrovamento del medicinale è un’importante novità ai fini dell’inquadramento dei fatti. A seguito dei decessi sospetti gli inquirenti si erano infatti focalizzati sulla ricerca del Midazolam, un forte sedativo della famiglia delle benzodiazepine. Questa molecola non è però stata trovata nell’organismo di Rivola.

Gli accertamenti tecnici hanno invece portato alla luce la presenza dell’Esmeron, un composto potenzialmente ancora più letale se non associato all’intubazione del paziente, in quanto capace di arrestare la respirazione. Tale circostanza, viste le caratteristiche del medicinale, porterebbe gli inquirenti a non nutrire dubbi sulla volontà omicidiaria da parte dell’infermiere, sospettato di averlo somministrato impropriamente al pensionato. L’utilizzo del Midazolam (molecola comunque ancora al vaglio nell’ambito della vasta indagine, che riguarda anche alcune decine di pazienti ancora in vita) avrebbe invece potuto lasciare aperto qualche spiraglio di incertezza (almeno dal punto di vista di un dolo eventuale) nelle condotte contestate al professionista.

A sostegno dell’impianto accusatorio, gli accertamenti svolti sulla filiera dei farmaci dai carabinieri del comando provinciale e dai Nas. I militari hanno infatti scoperto la scomparsa di quattro fiale di Esmeron dal carrello delle emergenze del reparto, ammanco al quale non corrispondevano intubazioni di pazienti. Il fermo dell’infermiere e le ultime risultanze investigative non esauriscono le indagini, che proseguono per far piena luce sull’inquietante vicenda.

Federico Malavasi

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