GIUSEPPE SANGIORGI
Cronaca

"Nulla per le frane: devo chiudere l’azienda"

Bertozzi aveva un’azienda avicola a San Rufillo, nel Casolano: la strada da maggio 2023 non è più percorribile "e a oggi nessun cantiere" .

Bertozzi aveva un’azienda avicola a San Rufillo, nel Casolano: la strada da maggio 2023 non è più percorribile "e a oggi nessun cantiere" .

Bertozzi aveva un’azienda avicola a San Rufillo, nel Casolano: la strada da maggio 2023 non è più percorribile "e a oggi nessun cantiere" .

"Nel 2023, causa le frane delle strade comunali, ho dovuto chiudere la mia azienda di allevamento di pollastre ovaiole e da allora non ho potuto più riavviarla, così che una dozzina di dipendenti hanno dovuto cercarsi un altro lavoro, come, a questo punto, saremo costretti a fare io e mio fratello". Giovanni Bertozzi, titolare dell’azienda avicola Il Poggio, a San Rufillo, una decina di chilometri da Casola Valsenio, è esasperato e ha scritto a tutti denunciando l’impossibilità di poter raggiungere la sua azienda agricola con mezzi di trasporto di mangimi e pollastre, in base all’ordinanza che vieta il transito nella strada comunale di San Rufillo di tutti i veicoli, salvo residenti, mezzi di soccorso e autorizzati. L’allevatore si è rivolto, tra gli altri, alla Presidenza del consiglio, al Commissario straordinario, al capo della Protezione civile e al presidente della Regione. "Nonostante la sospensione delle rate dei mutui introdotta nel 2023 abbia compreso solo la quota capitale e nessun aiuto sia stato concesso per la copertura degli interessi – spiega l’allevatore –, fino a oggi ero riuscito in qualche modo a coprire il pagamento delle rate. Fino a oggi, sì, perché la mia banca, una volta concluso lo stato di emergenza e un’ulteriore proroga, ha iniziato a prelevare le rate del mutuo dal mio conto corrente, prosciugandolo definitivamente. Ho resistito per due anni ma adesso non ce la faccio più".

Bertozzi ricorda con amarezza i primi tempi dopo il disastro, quando da tutte le parti arrivavano parole di sostegno e di speranza: "Avevo un allevamento con quasi 150mila pollastre che sono riuscito ad alimentare per un paio di mesi grazie al mangime portato dagli elicotteri e a liberarmene grazie al coraggio dei camionisti che hanno affrontato una strada disastrata. Abbiamo avuto la visita di amministratori e politici di tutti i partiti che, con pacche sulle spalle, ci invitavano a resistere e che la situazione si sarebbe risolta a nostro favore. Invece da allora la strada di San Rufillo non è più stata agibile per i mezzi necessari a rifornire e sgombrare l’allevamento, così che la speranza si è via via affievolita mentre montava la rabbia perché la mia era un’azienda sana, capace di generare utili e dare lavoro. Ho cercato fino a oggi di salvarla pensando anche di poterla eventualmente vendere un domani, ma malgrado le riunioni in cui ci è stato promesso un avvio dei lavori in tempi sostenibili, a oggi non vedo nessun cantiere lungo la strada di San Rufillo".

Nelle stesse condizioni di sfiducia di Bertozzi si trovano altri titolari di aziende agricole con il rischio sempre più concreto che si verifichi un ulteriore spopolamento dell’area montana, con grave pregiudizio per l’ambiente e l’economia locali.

Beppe Sangiorgi