La ’pazza’ idea della Coppa Davis a Cervia

Nel luglio di quarant’anni fa il torneo al circolo in riviera. Ma l’Italia di Panatta e Barazzuti fu sconfitta a sopresa dalla Nuova Zelanda

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di Carlo Raggi

Di quelle cose che solo da noi, in Romagna o ancor meglio, solo nel Ravennate, riescono. ‘Perché non fare una tappa della Coppa Davis qui a Cervia?’ ‘E già, e perché no! Dai diamoci da fare’. E la Davis arrivò, primo incontro il 9 luglio di 40 anni fa, era il 1982. Da una parte l’Italia dei Panatta e dei Barazzutti, dall’altra la (modesta) Nuova Zelanda, un incontro valevole per andare in semifinale.

Per tre giorni Cervia rimbalzò sugli schermi televisivi di tutto il mondo dimostrando che anche per un traguardo di tale livello il Comune, l’Azienda di Soggiorno e il Circolo del Tennis erano ampiamente all’altezza. All’altezza purtroppo non furono i tennisti, ormai in sovrappeso e, a trent’anni, già sul viale del tramonto, come il nostro grande inviato Florido Borzicchi non ebbe certo remore a sottolineare. Con le mani nei capelli, perché il futuro era ben nero e forse solo oggi, quarant’anni dopo, dal quel tunnel senza luci si sta uscendo.

In quegli stessi giorni, però, come molti ricorderanno, un altro sport tenne alti i colori azzurri: proprio l’11 luglio, giorno in cui per la seconda volta l’azzurro Panatta finiva nella polvere rossa, altri azzurri, quelli del calcio, si laureavano campioni del mondo in Spagna facendo esultare il presidente Pertini!

Sulla riviera romagnola gli anni Ottanta si erano aperti con lo spettro sempre incombente delle mucillagini e della moria del pesce per anossia: le parole d’ordine erano meno fosforo nei detersivi, meno fertilizzanti in agricoltura e più depuratori. Contemporaneamente occorreva inventare campagne promozionali sempre più spinte per non perdere i turisti.

Motore delle iniziative e delle promozioni erano all’epoca le Aziende di Soggiorno e quella di Cervia, che faceva capo allo storico direttore Ermanno Zattoni, era la punta di diamante. "Nei depliant, nelle brochure ebbi l’idea di definire Cervia la città dei cento campi da tennis. Forse non erano così tanti, ma fa lo stesso, lo slogan fece breccia" ricorda oggi Zattoni sorridendo, per nulla pentito di quella vincente esagerazione. Fu proprio quello il terreno su cui prese spunto l’idea della Coppa Davis. All’epoca era presidente del Circolo Tennis Fernando Merloni che di professione era direttore di banca. Già la stretta collaborazione fra Merloni, Zattoni e l’allora sindaco Gilberto Coffari aveva condotto alla realizzazione di un campo centrale, oltre ai sei già esistenti, con tribune permanenti capaci di ospitare 1.400 spettatori, la qual cosa aveva posto la struttura cervese al livello ottimale per appuntamenti di alto livello. Insomma, il tennis come veicolo promozionale: e in questo contesto a qualcuno di loro, Zattoni non ricorda chi, se lui, Merloni o il sindaco, venne da dire: "Portiamo a Cervia la Davis". "Perché no?" fu il proposito.

Racconta Zattoni: "All’epoca, non dimentichiamolo, avevamo fra gli amici di Cervia un inviato del Carlino esperto di politica e di tennis, Paolo Francia, che fino a due anni prima era stato capo della cronaca di Bologna. E dal ’76 era anche vice presidente della Federazione Italiana Tennis. Gliene parlammo e fu bingo!"

Quando si svolsero le gare, dal venerdì 9 alla domenica 11, Coffari da poche settimane si era dimesso da sindaco. "Ma tutto il lavoro preparatorio l’ha fatto la mia giunta assieme all’Azienda di Soggiorno e al Circolo Tennis. Coinvolgemmo anche le associazioni di categoria, albergatori e ristoratori in primo luogo, ma su questo fronte i risultati furono inferiori alle attese. Il Circolo sostenne molte spese, nel campo centrale furono allestite altre tribune così da aumentare la capienza del pubblico. Tribune che restarono per anni fino a che non risultarono più adeguate alle nuove norme di sicurezza. Indubbiamente per Cervia fu un eccezionale evento promozionale".

È il caso di sottolineare che fu il primo evento di Coppa Davis in Romagna, il nono in regione, a partire dal 1937: era toccato a Bologna, Reggio (più volte) e Piacenza. La capienza complessiva delle tribune fu di 4.500 persone, la spesa sostenuta, 200 milioni. I biglietti furono praticamente venduti tutti, ma l’incasso non andò a coprire il totale delle spese, né, soprattutto, come si diceva, la risposta delle categorie fu tale da colmare il divario. Divario che per diverse decine di milioni andò a gravare sulle casse del Circolo Tennis.

Un accenno di cronaca sportiva. Primo giorno, Barazzutti-Lewis: 1-3; Panatta-Simpson sospesa per oscurità sul 2 a 2. Secondo giorno: Panatta-Simpson: 2-3; doppio: Panatta-Bertolucci battono Lewis-Simpson: 3 a 1. Terzo giorno Panatta-Lewis: 0-3; Barazzutti-Derlin: 6-2, 6-3. Italia-Nuova Zelanda: 2 a 3. Risultato: Italia eliminata