Foto di abusi su bambini di un anno. Arrestato un 27enne riminese

Pedopornografia, indagine della polizia postale: sequestrati cellulare, computer e hard disk. Sullo smartphone aveva immagini e video di minorenni in situazioni sessualmente esplicite.

Foto di abusi su bambini di un anno. Arrestato un 27enne riminese

L’abitazione dell’uomo è stata perquisita dalla polizia postale

Abusi sessuali su bambini piccolissimi (un anno o poco più) e preadolescenti, sia maschi che femmine. Una scoperta sconvolgente quella fatta dagli agenti della polizia postale e delle comunicazioni che giovedì scorso hanno dato esecuzione ad un decreto di perquisizione personale richiesto dalla procura del tribunale di Bologna impegnata in una complessa operazione contro il fenomeno della pedpornografia. Nei guai è finito un riminese di 27 anni, difeso dall’avvocato di fiducia Liana Lotti. L’indagato si trova al momento in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto in programma nella giornata di oggi. Alla presenza del giudice e del suo legale, avrà la possibilità di chiarire la sua posizione e spiegare la personale versione dei fatti, fornendo eventuali chiarimenti sulla provenienza del materiale rinvenuto.

Sullo smartphone che il riminese ha consegnato di sua spontanea volontà ai poliziotti, è stata rinvenuta una vera e propria galleria degli orrori, contenente 600 video e una quarantina di immagini ritraenti minorenni in situazioni sessualmente esplicite. Veri e propri abusi, perpretrati da persone adulte nei confronti di bambine e bambini a volte poco più che neonati. Alcune delle vittime ritratte nei filmati e nelle immagini, stando alla ricostruzione compiuta dagli inquirenti, avrebbero infatti a malapena un anno. Oltre allo smartphone, gli agenti della sezione operativa per la sicurezza cibernetica hanno sequestrato anche un computer portatile, un hard disk e una penna Usb. Strumenti che sono stati che sono state affidati ad un perito informatico per un’analisi approfondita, anche se nella memoria dei dispositivi elettronici - fatta eccezione per lo smarpthone - non sarebbero contenuto altro materiale compromettente, almeno da una prima ricognizione.

Sono ora in corso accertamenti per risalire all’origine del materiale pedopornografico, ovvero per capire attraverso quali modalità immagini e video siano finiti sullo smartphone del riminese. Ma saranno necessari anche degli approfondimenti per stabilire se, alle spalle indagato, esista una rete più estesa annidata nei meandri del web, che offre spesso terreno fertile e un rifugio sicuro a chi desidera scambiare determinati file.