Riminese esce dal pub a Bratislava e viene steso da un pugno in faccia

Tutta colpa di un folle gioco: il 'knockout game’ si diffonde in tutt’Europa

Un 32enne riminese è rimasto vittima di un agguato chiamato knockout a Bratislava, in Slovacchia. È stato colpito alla faccia da un pugno che lo ha lasciato incosciente per ore, trascorse all’ospedale della capitale

Un 32enne riminese è rimasto vittima di un agguato chiamato knockout a Bratislava, in Slovacchia. È stato colpito alla faccia da un pugno che lo ha lasciato incosciente per ore, trascorse all’ospedale della capitale

Rimini, 29 dicembre 2018 - Voleva fare un Natale diverso, con gli amici, lontano da casa. Ed è stato davvero ‘diverso’ il 25 dicembre trascorso da A.B, un professionista riminese di 32 anni. È finito in un ospedale di Bratislava, in stato di incoscienza per almeno sei ore. Tutto a causa di un pugno violentissimo che uno sconosciuto gli ha tirato mentre stava uscendo da un pub a Bratislava, in Slovacchia, la sera della vigilia.

Si chiama knockout game la nuova, perversa, moda che, importata dagli Stati Uniti, impazza in giro per l’Europa. Si colpisce con un pugno violentissimo in faccia uno sconosciuto, possibilmente mentre esce dal un locale, e poi o lo si fotografa o lo si filma e lo si mette su Youtube. E la Slovacchia non è immune da questo nuovo trend. A raccontare la disavventura che gli è capitata è lo stesso protagonista. «Insieme ad altri due miei amici d’infanzia eravamo partiti da Rimini il 21 per fare un giro prima a Lubiana e poi a Bratislava. Avevamo trascorso tre giorni nella prima città e poi il 24 si siamo fermati nella capitale. Tutto, fino a quel momento, era stato tranquillo. Verso le 19 siamo entrati in un pub del centro e siamo rimasti lì fino alle 22».

Ma è al momento dell’uscita dal locale pubblico che la situazione cambia radicalmente. E’ sempre il giovane riminese a raccontarlo: «Non ho fatto tempo a mettere un piede fuori dall’ingresso principale del pub che mi è arrivato un pugno in piena faccia. Io non ricordo nulla di altro. Solo che stavo uscendo. Sono stati i miei amici a spiegarmi, successivamente, quello che mi era accaduto».

I due altri ragazzi riminesi sono un po’ più indietro rispetto al 32enne, ma sentono un grande botto. E’ A.B che è caduto a terra, non si muove, non parla. Iniziano a urlare, i due, a chiedere aiuto in inglese, ma in Slovacchia in pochi lo capiscono e lo parlano. Alcuni passanti però capiscono che c’è un ragazzo steso, a terra e incosciente. Chiamano subito un’ambulanza per trasportare il ferito in ospedale. Il 32enne viene caricato, ma non i suoi amici.

«Loro due sono costretti a prendere un taxi ed a vagare per la città alla mia ricerca– aggiunge il professionista aggredito –. Io non ricordo nulla». Ma è in ospedale che la vicenda si complica: «I miei amici, finalmente, mi trovano. Nessuno vuole dare loro spiegazioni sulle mie condizioni di salute e subiscono un ricatto: per riavere indietro i miei documenti, i militari che sono a guardia della struttura, chiedono loro 500 euro. Gliene consegnano 375, poi mi caricano in auto e andiamo via. Io non ricordo nulla. Durante il tragitto verso l’Italia, riprendo conoscenza. Ci fermiamo all’ospedale di Gorizia dove vengo sottoposto alla Tac ed altri esami. E’ tutto negativo. Stavolta mi è andata bene. La posso raccontare».