
Malati di tumore: bimbi meno soli. Solidarietà, Arop festeggia 20 anni
Strappare un sorriso ad un bambino malato di cancro e vedere la gratitudine negli occhi dei genitori. Con Arop la solidarietà compie i primi vent’anni di un lungo viaggio tra i reparti di oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infermi di Rimini e l’assistenzialismo verso le famiglie che insieme ai piccoli affrontano il dolore. Una grande festa che trova la sua casa oggi pomeriggio alle 18 al teatro Galli per il ricordare ‘Il viaggio, il tempo e le persone’ e soprattutto i 240 bambini assistiti dall’associazione nel suo periodo di attività. Era il 2004 quando Roberto Romagnoli raccoglieva le lacrime versate dopo la diagnosi di leucemia della figlia e iniziava un’attività di volontariato che avrebbe assistito i pazienti pediatrici e i genitori che come lui hanno dovuto affrontare un dolore troppo grande, vedere stare male un figlio. "In quel momento mia moglie ed io abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa verso i genitori che si trovavano in una situazione come la nostra – racconta il presidente e fondatore di Arop Roberto Romagnoli –. In questo modo è nata Arop. I bambini sorridono per la felicità delle loro madri e padri e noi non potevamo lasciare soli questi ultimi". Sono tante le iniziative portate avanti dall’associazione di volontariato riminese: da quelle dentro i reparti per toccare con mano le criticità, alle gite fuori porta e le proiezioni private al cinema destinate ai pazienti immunodepressi. "Tra i corridoi dell’ospedale organizziamo spettacoli con acrobati e supereroi – continua Romagnoli –. La nostra attenzione non si ferma solo ai più piccoli, pensiamo anche ai grandi. Nel 2019 abbiamo inaugurato una casa accoglienza per le famiglie dei piccoli pazienti. Tra i suoi ambienti cerchiamo di donare quella sensazione di normalità di cui il bambino e i genitori hanno bisogno come intervallo dalle cure". La casa accoglienza Arop può ospitare in contemporanea fino a cinque famiglie, offrendo loro la possibilità di trascorrere in serenità il tempo libero. Due decenni di storia in cui il modo di fare solidarietà è cambiato completamente, anche grazie a realtà come Arop che credono che il fine unico della cura non sia solo la guarigione fisica del paziente ma anche lo stare bene di coloro che gli hanno intorno.
Federico Tommasini