FEDERICO TOMMASINI
Cronaca

Musical al teatro Galli: "Chi insegue un sogno può diventare famoso"

Luciano Cannito dirige ‘Fame’, una delle opere cult degli anni ’80 "Il fuoco arde ancora: ho voluto spostare l’adattamento ai giorni nostri" .

Una scena del musical ‘Saranno famosi’ da domani al Galli. A sin. Luciano Cannito

Una scena del musical ‘Saranno famosi’ da domani al Galli. A sin. Luciano Cannito

Da Broadway a Rimini. Al teatro Galli domani (alle 21) e domenica (alle 16) arriva il musical ‘Saranno famosi’. Il fenomeno intramontabile della cultura pop anni ’80, prima serie tv e poi film, sale sul palco del teatro riminese nelle vesti di musical, diretto da Luciano Cannito e portato in scena da Fabrizio Di Fiore Entertainment.

Cannito, vi state divertendo? "Moltissimo, quella che portiamo in scena è una bomba a orologeria di divertimento pronta ad esplodere. Anche da parte del pubblico le reazioni sono positive: tanti fan della serie tv originale e del film ci vengono a vedere in teatro. Quando uscì la serie in Italia io mi trovavo all’estero e non ho potuto vivere l’ondata che provocò negli spettatori, ma ora posso dire che non avrei mai immaginato un impatto simile". Ci racconti il musical.

"Ho voluto spostare l’adattamento ai giorni nostri. Ciò che mi ha affascinato di più è che una scuola di danza degli anni ’80, in fin dei conti, non è così distante da una dei giorni nostri. I ragazzi sono sempre gli stessi: il fuoco che arde dentro è il medesimo, così come la voglia di esplodere. Anche il linguaggio utilizzato è vicino al nostro e questo è apprezzato sia dalle nuove generazioni, ma anche dagli adulti e dai primi fans di ‘Fame’."

Perché dopo tutti questi anni ‘Saranno famosi’ continua ad emozionare?

"Perché la voglia dei ragazzi di emergere è sempre la stessa e questo lo vedo in prima persona. Il mondo dei grandi ha sempre detto e dice tutt’ora di seguire la strada più conveniente per il futuro, ma spesso occorre andare dietro ai propri sogni per stare bene. Io ho frequentato il liceo classico e poi medicina all’università, perché mi sembrava la strada più naturale da percorrere. Poi per fortuna ho mollato tutto per seguire la mia passione e tutto questo per fortuna mi ha premiato".

Per questo motivo lo spettacolo lo sente ancora più vicino?

"Certo, ma la mia storia non è un’eccezione, sono tante le persone che come me hanno lottato per riuscire a lavorare nel mondo dello spettacolo. Il problema a volte è che nel mondo e soprattutto in Italia vive un retaggio culturale che si contrappone al lavoro dell’artista: non viene visto come un impiego vero".

La realtà invece è diversa?

"E’ un mondo che si sta sviluppando, la gente ha voglia di staccare la spina e tutto questo genera Pil. Quello che sta vivendo lo spettacolo è un nuovo fermento, un brio che serve più che mai alla vita di tutti i giorni".

Ci saranno sorprese nel musical?

"Sì, canzoni scritte per questa messa in scena, poi alcuni nomi di personaggi cambiano da quelli originali, ma le loro caratteristiche rimangono pressochè invariate. Negli anni sono cambiate tante cose e sul palco porteremo tante differenze. Formali, ma mai sostanziali".

Non è la prima volta che viene a Rimini, cosa rappresenta per lei questa città?

"Fellini. In tanti pensano al mare, le spiagge e il divertimento; ma io non posso che fare riferimento a uno degli uomini più fantasiosi del ‘900, portatore di gioia e ingegno. Poco dopo la morte di Fellini ho avuto la fortuna di portare il musical del suo ‘Amarcord’ nei maggiori teatri. Rimini è il luogo in cui mi rifugiai dopo la morte di mio padre. Quell’estate venni in Riviera per il mio primo impiego da cameriere e imparai a conoscere la leggerezza e la gioia di vivere che si respira qui".

Federico Tommasini