Rimini, spaccia droga insieme alla badante: arrestato

L’uomo era in carrozzina e lei lo aiutava a vendere l’eroina

L’uomo, costretto su una sedia a rotelle, si trovava agli arresti domiciliari (repertorio)

L’uomo, costretto su una sedia a rotelle, si trovava agli arresti domiciliari (repertorio)

Rimini, 10 marzo 2018 - Un'insolita coppia di spacciatori: un invalido costretto sulla sedia a rotelle, e già agli arresti domiciliari, e la sua badante. I carabinieri di Cattolica li hanno sorpresi l’altra mattina nell’appartamento riminese dell’uomo, con eroina e bilancino sulla tavola da cucina, mentre fuori i clienti facevano la fila per acquistare la dose giornaliera.

E’ nel corso di alcuni controlli che i militari fermano alcuni giovani con in tasca dell’eroina. Sono consumatori abituali, dicono, e non si fanno pregare troppo a rivelare agli investigatori da chi hanno acquistato la dose. Ed è così che salta fuori il nome di Rosario Miniati, 52 anni, una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine.

L’uomo è già agli arresti domiciliari per altri fatti, sempre relativi allo spaccio di droga, e in più è costretto su una sedia a rotelle per gravi problemi di salute. A quanto pare però anche in quelle condizioni non ha rinunciato ai suoi ‘affari’, e i carabinieri decidono di tenere d’occhio la sua abitazione. L’uomo è residente a Rimini e, scoprono, è assistito da una badante.

Così si appostano sotto casa, e quando l’altra mattina si rendono conto che un paio di clienti hanno suonato al campanello di casa Miniati, appena sentono dare il tiro si infilano anche loro dietro ai due giovani. Arrivati di sopra, ad aprire la porta è la badante, una 35enne che appena si rende conto di trovarsi di fronte ai carabinieri sbianca.

La ragione sta nel tavolo da cucina, e da come è stato ‘apparecchiato’ non ci sono dubbi sull’attività che si sta svolgendo all’interno di quell’appartamento. C’è tutto l’occorrente per la preparazione: 10 grammi di eroina, bilancino per pesare le tosi e la sostanza da taglio. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, i due lavoravano in tandem e il compito della badante era quello appunto di arrivare là dove lui non era in grado, a causa dei limiti dovuti alla salute. Sempre lei, secondo gli inquirenti, quella che andava periodicamente a Ravenna a rifornirsi di volta in volta dai ‘grossisti’ marocchini.

Ieri mattina i due, difesi dagli avvocati Nicoletta Gagliani e Alessandro Pierotti, sono comparsi davanti al giudice, il quale ha deciso, i attesa del processo fissato al 5 aprile, che lui torni confinato agli arresti domiciliari, essendo le sue condizioni incompatibili con il carcere, mentre per la donna ha disposto l’obbligo di firma in caserma.