Seduzione e trasgressione, i "Tipi da Spiaggia" della Riviera si raccontano su Rai Tre

Dai turisti ai bagnini, i ritratti della nostra estate

Una scena di "Tipi da Spiaggia", il documentario andato in onda su Rai Tre la notte scorsa

Una scena di "Tipi da Spiaggia", il documentario andato in onda su Rai Tre la notte scorsa

Rimini, 19 luglio 2018 - “La cosa che mi è dispiaciuta di più questa settimana è di non essermi messa lo smalto alle mani”. “Appena si fa notte, mi accendo. Quando si fa giorno, mi rinchiudo in una stanza”. “Adesso la faccio mollare dal moroso così diventa mia, ho deciso”. “Grazie ai social abbiamo tutti la nostra vetrina”. Leggerezza, chiacchiere futili sotto l’ombrellone e una certa dose di superficialità nella galleria di tipi umani ritratti da Alice Martinelli, inviata delle “Iene” e autrice del documentario andato in onda questa notte su Rai Tre, con la regia di Vito Trecarichi. I “Tipi da spiaggia” che danno il titolo al docu-film sono immortalati in tutta la loro autenticità: nessuno è un professionista, nessuno recita con un copione. Ognuno di loro si racconta senza filtro, come se le telecamere non ci fossero. Il set – la spiaggia tra Rimini, Riccione e Milano Marittima - ricorda tanto “Sapore di mare” di Carlo Vanzina o “Rimini Rimini”, se non fosse per la predominanza degli smartphone, divenuti ormai appendici inseparabili delle nostre esistenze.

Le storie sono quelle, rigorosamente vere, dei giovani turisti che nel weekend si riversano dalle province emiliane per fare incetta di amori effimeri; delle donne benestanti del luogo che si dividono tra yacht e ristoranti di lusso e discutono sul modo migliore per difendersi dalla concorrenza delle ventenni; dei bagnini storici di Rimini che si fanno spettatori delle tante metamorfosi di questo angolo di Riviera. E, quando cala il tramonto, libero spazio alla trasgressione: c’è l’insospettabile meccanico di provincia attore di uno spettacolo di bondage che non sfigurerebbe in “Cinquanta sfumature di grigio”, ci sono uomini che infilano tacchi e parrucche, altri che di notte si trasformano, diventando drag queen e intrattenendo una popolazione che di giorno si cela all’ombra dei banconi di un negozio o delle scrivanie di un ufficio.

Full Moon Party

Un documentario che probabilmente sarebbe piaciuto a Pier Vittorio Tondelli, lo scrittore che, meglio di chiunque altro, ha saputo descrivere la Riviera – e in particolare Rimini, titolo di uno dei suoi indimenticabili romanzi – come luogo per eccellenza della seduzione di massa. Andare a Rimini, oggi come allora, significa per molti turisti uscire dal rituale monotono della quotidianità ed entrare nel sogno, in una trasfigurazione dove ogni cosa è illuminata, ogni cosa brilla e appare imperdibile.

Un documentario che, forse, avrebbe fatto sorridere anche Federico Fellini. Il racconto finale, affidato a un bagnino della Riviera che, per usare le parole della stessa Martinelli, “è un mix tra il divo dei social Gianluca Vacchi e Capitan Findus”, è infatti il racconto del mare, che assiste alle imprese dei turisti in estate e in inverno si nasconde nella nebbia, accompagnando e scandendo le vite di coloro che vivono e lavorano sulla Riviera. Un'immagine che scalda il cuore e riporta alla mente Amarcord, capolavoro del maestro riminese.