Terremoto, il geologo spiega il perché della doppia scossa: “No ad allarmismi”

Giorgio Giacchetti, presidente dell’Ordine del Veneto: “Ci si deve preoccupare il giusto. Difficile prevedere le prossime scoperte, ma è cresciuta la conoscenza statistica. Importante continuare a costruire in maniera più attenta”

Doppia scossa di terremoto a Rovigo, parla Giorgio Giacchetti, presidente dell'ordine di geologi del Veneto

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Rovigo, 29 ottobre 2023 – Nella provincia di Rovigo e non solo, ci si continua ad interrogare se arriveranno altre scosse di terremoto, dopo quelle registrate nel giro di pochi giorni.In ordine cronologico la prima è avvenuta mercoledì 25 ottobre alle 15.45 di magnitudo 4.2 localizzata a Ceneselli (Rovigo), mentre la seconda alle 17.29 di sabato 28 ottobre di magnitudo 4.2 localizzata sempre a Ceneselli (Rovigo) ed una successiva scossa delle 17.35 di magnitudo 2.4 con epicentro a Salara (Rovigo).

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Terremoti che non hanno creato danni a edifici e ferito persone, ma che hanno generato paure tra i cittadini con il ricordo del forte sisma del 2012. Nel merito di queste scosse di terremoto ravvicinate e con il medesimo epicentro, abbiamo chiesto ad un esperto Giorgio Giacchetti, da due anni riveste la carica di presidente dell'ordine dei geologi della Regione Veneto.

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Come si spiegano queste due scosse di terremoto ravvicinate e stesso epicentro?

“Un fatto che rientra nella normalità sismica. La scossa pari a 4.2 di magnitudo si sente in superficie, sono scaglie che si accavallano una sull'altra, in piani di scorrimento profondo. Si tratta della normalità per queste scosse, poi ne può seguire uno sciame sismico”.

Com'è la situazione del territorio veneto a livello sismico?

“Si pensi che quello della pianura Padana, su una linea ideale tra Bologna, Mestre e fino a Treviso, è un tratto di territorio che registra degli accorciamenti annuali di 2 millimetri, poco o nulla. Le scosse di terremoto di questi ultimi giorni possono essere anche il sintomo di questi movimenti”.

Le scosse di questi ultimi giorni sono come quelle del 2012 in Emilia-Romagna?

“Si può dire, sotto il profilo geologico, che è la stessa situazione in ambito sismico. Infatti, la sofferenza registrata nella zona degli Appennini di allora è la medesima registrata in pianura, fortunatamente senza danni. È la stessa situazione di movimento di grandi scaglie tettoniche”.

C'è da avere paura anche in pianura Padana?

“C'è da preoccuparsi in maniera razionale e il giusto, senza allarmismi, in quanto chiaramente non ci sono certezze che possono portare a casi simili a quello del terremoto in Emilia-Romagna nel maggio 2012. La pianura Padana nella sua storia è legata al terremoto, ma si può dire che le scosse sono molto diradate nel tempo, sull'asse tra Parma, Bologna allargandosi fino a Rovigo. Qui non avvengono solitamente con frequenza, chiaro è che quando si avvertono sono con una forza sensibile. Quindi c'è da preoccuparsi il giusto, ma la cosa importante è continuare a conoscere i sismi e costruire sempre meglio in ambito edilizio. Non possiamo sapere quando possono arrivare altre scosse di terremoto. Abbiamo intensificato la conoscenza statistica, ma ripeto è necessario migliorare sempre più le costruzioni”.