"Ripartire con l’anno nuovo: una beffa"

Chiusa da tempo l’esperienza con la compagine del Loreo, mister Resini guarda con disincanto al futuro del pallone

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Chiusa poco più di un anno fa l’esperienza con la compagine del Loreo, Enrico Resini aveva annunciato un periodo sabbatico, lontano dal calcio e da un mondo che per una quarantina d’anni, mese più, mese meno, l’aveva annoverato tra i protagonisti assoluti, in campo e in panchina di questo universo che nelle serie cosiddette minori è fatto ancora di passione. di attaccamento alla maglia ed ai colori della squadra. Era necessario. Ognuno, soprattutto quando si tratta di una passione piuttosto impegnativa che arriva a coinvolgere anche i ritmi di vita, ha bisogno di un periodo di riflessione che, tradotto nel mondo del calcio, significa riposo quasi assoluto. Pallone fermo, insomma e, con una metafora, scarpette appese al chiodo. Considerato poi come sono andate le cose, la grande sofferenza che sta caratterizzando l’ambiente dai dirigenti ai giocatori, la scelta di Resini appare in questo momento almeno provvidenziale, un po’ come quando organizzava il centrocampo da giocatore, dettando tempi e schemi ai compagni di squadra. Il tecnico ha evitato i due campionati peggiori che si potessero immaginare nella storia del calcio, condizionati da una pandemia devastante e, conseguentemente, fermi per un lungo periodo ed assai poco spettacolari quando le squadre con poca benzina nelle gambe e a corto di fiato sono tornate in campo. In attesa di un nuovo stop. Campionati che non ricorderemo certo per le imprese messe a segno sul campo, tornei che tra qualche anno saranno relegati in un angolo buio della nostra memoria sportiva e chissà che un potenziale ritorno sulla panchina di mister Resini non si sovrapponga ad un auspicato e tanto atteso ritorno alla normalità. Resini, ovviamente, non appare ansioso di tornare a breve sui suoi passi. Anzi. "Sono un po’ distaccato dal mondo del calcio, ormai da un anno e mezzo. Dopo 40 anni trascorsi sui campi di calcio, prima come giocatore e poi come allenatore, ho deciso di prendermi una pausa e, all’allontanamento da ruoli di responsabilità tecnica ho aggiunto la decisione di non seguire il calcio dilettantistico". Una fuga totale dall’ambiente che lo ha visto protagonista per tanti anni, Enrico Resini resta però uomo di campo e l’opinione, al solito disincantata, lascia poco spazio a fraintendimenti: "Sono pessimista, la pandemia ha dato un’altra botta durissima al calcio. Personalmente penso che non si sarebbe dovuto nemmeno iniziare con i campionati, dalla Terza categoria all’Eccellenza. Ma si sa, era molto più conveniente provarci. Se poi, come sembra, riprenderanno il prossimo anno per terminare i campionati chiudendo alla fine del girone d’andata andrà in scena quella che definisco senza mezzi termini una vera e propria farsa. Non è più il calcio a dettare le regole in un certo senso, avrà secondo il mio parere la meglio chi ha più fortuna e di certo non si potrà parlare di pari opportunità per tutti". Bastone e carota, come tutti i bravi tecnici, fioretto e randello, come tutti i centrocampisti di valore, Resini non è mai stato atleta o allenatore ‘al risparmio’. Certamente manca al nostro calcio una figura del suo spessore umano e professionale. L’augurio, che reiteriamo e che arriva da tutto l’ambiente del pallone, è che il suo rientro corrisponda plasticamente al ritorno a quella normalità che tutti, ormai, auspicano per il calcio e per lo sport ma, in generale, per la vita quotidiana di ciascuno.

Sandro Partesani