Venezia, 16 maggio 2024 – La premeditazione perché aveva installato una app-spia sul cellulare di Giulia e pianificato il delitto e la fuga almeno 4 giorni prima dell’omicidio. E la crudeltà perché ha sferrato 75 coltellate, una ventina su mani e braccia segno che Giulia ha tentato di difendersi, e poi anche sul volto. È un condensato di orrore l'atto d'accusa che i pm di Venezia hanno notificato ieri a Filippo Turetta per l'omicidio di Giulia Cecchettin alla chiusura delle indagini. Al giovane viene contestata una crudeltà "chiaramente eccedente l'intento omicida” e la premeditazione e rischia l’ergastolo. Il controllo che esercitava sulla ragazza, riferiscono i quotidiani citando l'atto di conclusione indagini, era continuo. Turetta era arrivato a installare una app-spia sul cellulare dell’ex fidanzata e aveva pianificato l’omicidio “almeno dal 7 novembre”.
Le analisi medico-legali
Giulia Cecchettin fu accoltellata anche all'interno dell'auto da Filippo Turetta, nei sedili posteriori, quando già si stava dissanguando, dopo che l'ex fidanzato l'aveva già colpita con un fendente letale, mentre lei stava tentando di fuggire nella zona industriale di Fossò. È l'ipotesi sulla dinamica della morte della studentessa 22enne di Vigonovo che emerge dalle analisi medico-legali e scientifiche, nell'inchiesta dei carabinieri e della procura di Venezia.
Le immagini dell’aggressione fatale a Fossò
Una telecamera di sorveglianza, come già emerso nei mesi scorsi, aveva ripreso le fasi finali della seconda aggressione, quella di Fossò appunto. Le immagini mostrano Giulia, spinta e colpita da dietro mentre tenta di fuggire di corsa, già fuori dalla macchina. Sbatte la testa su un marciapiede e resta a terra e lui la carica sull'auto. Quel colpo da dietro, anche se non si vede il coltello nelle immagini, sarebbe stato un fendente letale. Poi, le coltellate nell'auto. Da qui anche la contestazione da parte dei pm dell'aggravante della crudeltà, perché Turetta avrebbe sferrato, questa è l'ipotesi, altre coltellate oltre a quella letale alla base del collo, mentre la ragazza stava morendo.
Il processo
Il processo è ora dietro l'angolo, eppure, formalmente, non è ancora una richiesta di rinvio a giudizio perché, se la difesa di Turretta lo vorrà, si potrà arrivare ad un passaggio dal Gup per le contro deduzioni, e un eventuale interrogatorio dell'indagato. Il tutto entro 20 giorni dalla chiusura indagini di ieri. La strada, tuttavia, appare tracciata: il processo in Assise si terrà probabilmente dopo l'estate, in tempi brevi, come previsto per gli indagati in stato di detenzione. “Ci prepariamo al processo, dove saremo parte civile, perché Giulia abbia finalmente giustizia” è stata la reazione dell'avvocato Stefano Tigani, difensore di Gino Cecchettin, il papà di Giulia.
L'accusa
Il nuovo capo d'imputazione per Turetta si fa più pesante: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, sequestro di persona, porto d'armi continuato, occultamento di cadavere e stalking. Lo spazio per andare dal Gup, per i legali di Turetta, è quello “degli atti a difesa che non riguardano la procura - ha spiegato Cherchi - che ha agito per la formulazione dei capi d'accusa su dati oggettivi”. I 20 giorni di tempo potrebbero essere ampliati, su richiesta dei difensori, vista la mole e complessità degli atti e delle perizie, già note comunque a Turetta, in quanto svolte con consulenza di parte.
Delitto pianificato nel dettaglio
Le contestazioni della Procura, frutto delle indagini dei carabinieri, dell'autopsia, e dalla perizia dei Ris, cozzano con la linea di difesa tenuta da Filippo nell'interrogatorio con il pm Andrea Petroni: “ho perso la testa, mi è scattato qualcosa...” aveva detto. Tutt'altro racconto quello fatto dal procuratore Cherchi: Turetta “aveva pianificato nel dettaglio l'omicidio di Giulia Cecchettin, compreso l'occultamento del cadavere, e la sua fuga. Giulia - ha ricordato il magistrato - è stata legata mani e piedi e sulla bocca, le è stato messo dello scotch”. La pianificazione del femminicidio, per il capo dell'ufficio giudiziario di Venezia, è evidenziata dagli acquisti (documentati) fatti dal giovane prima del crimine, incluse le mappe stradali per la fuga fino in Germania, i percorsi trovati in internet, compreso il luogo dell'abbandono del corpo di Giulia, nei pressi del lago di Barcis, in Friuli. Per la fuga, poi, Turetta avrebbe acquistato materiale per la propria sopravvivenza.
Il papà: “Mi interessa ricordare Giulia, non il processo”
In serata ieri ha parlato anche Gino Cecchettin, il papà di Giulia: “vorrei restarne fuori il più possibile, tenermi un pò a distanza - ha detto - Indipendentemente da come evolverà il processo, che a me non darà particolari preoccupazioni, nulla mi potrà ridare mia figlia. Per me - ha concluso - è giunto il momento di creare valore e andare avanti su altre cose. Ricordare Giulia è il mio solo e unico obiettivo, mantenere vivo il suo ricordo. La parte di processo mi interessa poco”.