Civis, la citazione in ritardo fa saltare il processo

Il caso alla Corte dei Conti: ‘imputati’ chiamati in giudizio oltre i termini previsti

Le prove del Civis a San Lazzaro

Le prove del Civis a San Lazzaro

Bologna, 30 luglio 2016 - Un giorno. Solo ventiquattro ore di ritardo, ma tanto è bastato per rispedire al mittente l’accusa di danno erariale da 98 milioni 476.497, 41 euro. Una mazzata, ma tanto secondo quando accertato dalla procura della Corte dei Conti vale il danno dell’affaire Civis.

Il 6 luglio scorso, dovevano essere giudicati dai magistrati contabili l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca, a cui si chiedeva di pagare di tasca propria 6 milioni di euro, poi l’ex presidente del consiglio d’amministrazione di Atc Maurizio Agostini (6 milioni) e i consiglieri Claudio Comani (5 milioni) e Paolo Vestrucci (3 milioni). Dovevano, perché il processo, di fatto, non si è celebrato: la sezione presieduta dal giudice Marco Pieroni ha dichiarato l’inammissibilità per tardività dell’emissione della citazione dei convenuti.

Traduzione: gli ‘imputati’ sono stati chiamati in giudizio oltre i termini previsti. Che nella fattispecie non erano nemmeno pochi: 120 giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle deduzioni, ossia il 31 luglio 2014. Ma la procura della Corte dei Conti ha inviato l’atto di citazione il 121° giorno, il 14 gennaio 2015, mentre escludendo la pausa estiva, dal 1° agosto 2014 al 15 settembre di quell’anno, il termine scadeva il 13 gennaio 2015. «Sono molto contento, sotto il profilo processuale, dell’esito per Guazzaloca, essendo stata accolta la nostra eccezione – commenta l’avvocato dell’ex primo cittadino, Antonio Carullo –. Guazzaloca veniva tirato in ballo per milioni di euro per l’accusa di non aver convocato una commissione di controllo di 12 anni fa, quando secondo noi è già tutto prescritto (5 anni il termine, ndr)». Ma la parola fine non può ancora essere scritta: la palla passa di nuovo alla procura che potrebbe impugnare la decisione alla Corte dei Conti di Roma.

Un passo indietro. Nell’annosa vicenda del Civis, per la procura i quattro a giudizio dovevano rispondere di «numerosi vizi che hanno afflitto il procedimento e che hanno condotto l’amministrazione pubblica a stipulare un contratto d’appalto nullo, avente per oggetto la realizzazione di opere inutili e la fornitura di veicoli ugualmente inutili per la collettività». Tra i ‘vizi’, ad esempio, l’aver assegnato la gara all’unico partecipante nonostante il Ministero avesse espresso un parere provvisorio sul progetto; l’assenza di collaudi o test sui mezzi; il mancato coinvolgimento del collegio di vigilanza; il mancato adeguamento alle prescrizioni individuate nel documento di Via (valutazione impatto ambientale).

Un danno alla casse pubbliche – fondi da Stato, Regione, Comune di Bologna e San Lazzaro, Atc – calcolato in oltre 98 milioni, ma che la procura ha contestato ai quattro in una somma pari alla metà, ossia 49 milioni 238.248 euro in virtù di alcune condizioni, come l’assenza di un arricchimento illecito da parte degli imputati e il riutilizzo, ad esempio delle banchine, per il successivo Crealis. In tutta questa vicenda, resta però in sospeso la posizione di Francesco Sutti, ex presidente Atc, chiamato a rispondere di un danno da 5 milioni: l’indagine contabile nei suoi confronti iniziò dopo quella di Guazzaloca, ma nonostante abbia discusso la causa lo stesso giorno, attende ancora sentenza. E per lui il termine dello sforamento dei 120 giorni non vale.

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