I valori di mio zio, Marco Biagi

Bologna, 11 marzo 2017 - Rammento ancora come fosse oggi quel sabato sera del 2002, tre giorni prima che fosse ucciso, io e lui insieme a mio nonno Giorgio Biagi e mia madre Francesca, mentre tornavamo a casa a piedi dopo la messa in San Giovanni in Monte. Reduce da un incidente in moto, mi trovai a discorrere della vita, delle nostre passioni, la mia per la moto e la sua per la bicicletta, che praticava ogni domenica non appena gli impegni di lavoro e familiari glielo concedevano.

Per Marco la famiglia era un tassello fondamentale ed oltre al grande amore verso la moglie Marina ed i figli Francesco e Lorenzo, nutriva un sentimento fortissimo per il papà Giorgio, la mamma Giancarla e la sorella Francesca. Anche verso i nipoti aveva sempre un occhio ed un’attenzione particolare e non passava volta che non si informasse sulla nostra vita.

Marco mi avrebbe certamente aiutato nel percorso di crescita ed in questi anni avrei avuto bisogno dei suoi preziosi consigli. Quella sera non avrei mai potuto immaginare che non l’avrei più rivisto. Avevo 18 anni e lì probabilmente è finita per sempre la mia giovinezza, il mio essere spensierato, da allora in avanti la durissima realtà della vita e di un evento così tragico ed irreparabile avrebbe accompagnato la storia della mia famiglia. Ricordo i titoli dei giornali ed il clamore mediatico, le lacrime di mia madre, la fierezza del nonno davanti alla tragedia più grande che un padre possa sopportare. Per me era semplicemente lo zio Marco, non avevo idea che dietro a quell’uomo a cui volevo bene ci fosse il giuslavorista capace di riforme che avrebbero cambiato la storia del Paese.

La semplicità è la forma della vera grandezza e se è vero che le menti piccole sono preoccupate dalle cose straordinarie, le menti grandi da quelle ordinarie, posso dire con certezza che Marco non ha mai perso la sua natura di uomo colto ed educato, scherzoso, responsabile ed attento ai reali valori della vita. Come scritto dall’Avvocato Achille Melchionda nel suo bellissimo libro “Marco Biagi. Storia di un uomo lasciato solo”, «non si muore nel senso più assoluto del termine se non quando non si è più nel ricordo di nessuno». Ringrazio quindi il Resto del Carlino che ben organizza ogni anno il “Premio Marco Biagi” per mantenere sempre vivo il suo ricordo e per far conoscere alle nuove generazioni quanto volesse contribuire a migliorare il mondo del lavoro.  

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