Bologna, Francesco Guccini alla Feltrinelli con il suo libro. "Mai più sul palco"

L'evento mercoledì nella libreria di piazza Ravegnana. "Dateci oggi i nostri briganti quotidiani"

Francesco Guccini

Francesco Guccini

Bologna, 23 gennaio 2018 - Per un artista che ha tracciato i possibili incroci tra la ‘Via Emilia e il West’, raccontare i boschi lussureggianti dell’appennino più di un secolo fa è come immergersi in una dimensione esotica, lontana dalle tradizionali geografie. Francesco Guccini torna nei luoghi a lui più cari, questa volta per rievocare l’epopea sanguinaria e leggendaria dei banditi dell’800 in un libro, Magnifici malfattori. Storia illustrata dei briganti toscani (Baldini & Castoldi) , disegni di Francesco Rubino, che i due autori presentano domani alla libreria Feltrinelli di piazza Ravegnana (ore 18).

Guccini, ‘magnifici’ e ‘malfattori’ sono due espressioni molto lontane. Per lei, invece…

"Quella epopea, quelle storie hanno rappresentato il nostro Far West. Non abbiamo avuto Jesse James, ma i banditi che scorrazzavano nell’appenino toscano erano circondati da un’aura di leggenda, da frontiera inesplorata. Dove il senso della legge era molto labile. Una ambientazione perfetta per avventure che sarebbero potute diventare film di successo".

Insomma dopo la Via Emilia che si sovrappone al West, un altro frammento di una America idealizzata.

"Sì, quella del libro è ancora una America dietro casa, un luogo dai contorni cinematografici, come molte delle suggestioni che ci sono arrivate dal quel continente. Solo che, invece delle armi per quei tempi sofisticate come le carabine Winchester, i nostri eroi usavano fucili a un colpo solo più sgangherati. Ma lo spirito era lo stesso".

Non è la prima volta che lei scrive di banditi.

"È una vecchia passione, i briganti, le persone che vivono in bilico mi hanno sempre affascinato. Con Loriano Macchiavelli avevo scritto Lo spirito e altri briganti e Appennino di sangue, nel 1980 avevo pubblicato una storia illustrata del brigante Nicche. Poi sono arrivati gli altri, ognuno con la sua filastrocca, la canzone che ne narrava le gesta e lo proiettava nel cuore della ‘cultura popolare’ di allora".

E nelle sue canzoni, quanti ‘magnifici malfattori’ ci sono? Il ferroviere della Locomotiva?

"No, lui era animato da un fervore, da un bisogno politico che ai briganti mancava. In questi racconti ha prevalso la fascinazione favolistica e anche un po’ nostalgica per mondi che, anche geograficamente, adesso sono molto diversi".

A proposito di nostalgia... è questo che ha provato quando ha riascoltato i nastri delle sue registrazioni all’Osteria delle Dame, da poco ripubblicati?

"Intanto, mi ha piacevolmente stupito l’ottima qualità delle registrazioni, che ne fanno un documento importante. E poi, certo, la nostalgia, tanta nostalgia. Ma, confesso, non tanto per quello che eravamo artisticamente, ma per la giovane età. E per una energia che non c’è più. Una sensazione di malinconia che non provavo da tempo".

Malinconia che non le impedisce certo di rincorrere tantissime attività, ad iniziare da questo libro.

"Ci mancherebbe. C’è ancora un immenso forziere di suggestioni da esplorare e da restituire. Ma devono essere fonti che mi entusiasmano e fanno viaggiare la fantasia, come nel caso dei briganti del libro. Che, oltretutto, hanno molto a che fare con la musica, perché sono stati i protagonisti del canto toscano popolare tra fine ’800 e i primi del ’900. Stornelli che ancora risuonano nelle terre che così tanto amo".

Guccini, non sarà che, sull’onda dei dischi dell’Osteria delle Dame, cambia idea e torna a suonare dal vivo.

"Magari! Mi piacerebbe, e se lo facessi sarebbe solo su un palco intimo, famigliare come quello delle Dame. Ma ogni cosa ha la sua età. E la mia non è più quella che mi permette di affrontare la fatica, la tensione, la necessità di ricordare i testi di un concerto. Meglio scrivere libri e comporre nuova musica".

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