Ci siamo indignati tutti quanti. Per una volta di un'indignazione genuina, che viene dallo stomaco e dal cuore prima ancora che dalla testa. Ci siamo indignati perché quello che ha detto il generale Vannacci sugli studenti disabili supera di gran lunga i confini del populismo d'accatto cui siamo abituati, dilaga nelle praterie del razzismo più oscuro e pericoloso. Ci siamo indignati perché Vannacci ci ha offesi, perché noi non siamo come lui, noi siamo innocenti. Ma lo siamo davvero? Il nostro giornale lunedì scorso ha raccolto lo sfogo di una mamma di Bibbiano (Reggio Emilia), che ha raccontato il suo dramma senza paura, mettendoci la faccia. Sara ha due figli di 3 e 5 anni. Al più grande è stato diagnosticato un autismo di livello 2 con iperattività grave. ''Numeri alla mano - ci ha spiegato - il costo medio di un campo estivo in Italia si aggira tra i 100 e i 150 euro a settimana, ma se sei disabile devi avere per forza un educatore di sostegno e il costo extra è a carico della famiglia, circa 100 euro al giorno. Moltiplicati per 5 ore, diventano 650 euro a settimana. Ora ditemi voi se questa non è discriminazione''. Ecco la cruda verità: se hai un figlio disabile paghi una sovrattassa. Poche parole, un piccolo dito puntato: il re è nudo, siamo tutti quanti nudi. ''Che belli i campi estivi - è sempre Sara che parla -. Luoghi di incontro, gioco, scoperta, crescita. Sì, se non sei povero e nemmeno disabile''. Accade nella civilissima e progressista provincia di Reggio Emilia, la città degli asili modello. In Emilia-Romagna, la regione che dice di avere il miglior welfare d'Italia. Ma succede la stessa cosa in cento altri Comuni italiani, perché d'estate le scuole chiudono, gli insegnanti di sostegno sono pochi, le risorse per i campi estivi scarseggiano e i bambini disabili restano a casa. Eppure nessuno si indigna. L'aberrante 'modello Vannacci' esiste già, è sotto i nostri occhi, e noi facciamo finta di non vederlo.
EditorialeVannacci e noi