ANDREA MAIOLI
Bologna

Bologna, Frida Kahlo a Palazzo Albergati con autoritratti, vestiti e gioielli

La mostra dal 19 novembre. Iole Siena di Arthemisia: "Non solo alcuni suoi autoritratti iconici, ma anche oggetti personali. E il suo letto"

Frida Kahlo, autoritratto con scimmie ©

Frida Kahlo, autoritratto con scimmie ©

Bologna, 12 novembre 2016 - Non solo Frida dal 19 novembre a Palazzo Albergati...

«Non solo Frida Kahlo e non solo Diego Rivera», risponde Iole Siena, presidente di Arthemisia Group.

Avete posticipato di qualche giorno l’apertura della mostra...

«Noi portiamo in questa mostra che si apre il 19 novembre e chiuderà il 26 marzo la Collezione Gelman, la più importante raccolta di arte messicana al mondo. La collezione è custodita a New York ma si muove solo con il beneplacito del governo messicano per cui...».

Collezione Gelman...

«Arrivano dalla Cecoslovachia, emigrano, si incontrano a Città del Messico, si appassionano agli artisti di quel paese, acquistano le più importanti opere di Frida e Rivera e anche di altri che esporremo e saranno una delel scoprte della mostra come Rufino Tamayo o Àngel Zàrraga».

Ma di Frida Kahlo cosa si vedrà?

«Sedici opere fra le più iconiche e anche miolti disegni. Ma anche i suoi vestiti, i suoi gioielli. E abbiamo ricostruito il suo letto, quello dell’agonia e della morte. È un’immersione totale nell’arte messicana di inizio ventesimo secolo con un occhio di riguardo per Frida».

Immagini iconiche come...

«L’autoritratto con le scimmie o quello detto Diego in my mind. Del resto lei aveva detto: ‘Io ho avuto due incidenti: quello con l’autobus e quando ho incontrato Diego che mi ha distrutto la vita’».

Ancora una volta a Palazzo Albergati ma Arthemisia ha organizzato mostre anche a Palazzo fava e all’Archeologico. Siete trasversali.

«Andiamo dove c’è un progetto che abbia senso. Con Genus Bononiae al momento non abbiamo programmi ma non lo escludo per il futuro. All’Archeologico teniamo molto...».

La mostra sull’Egitto è andata molto bene.

«Stiamo discutendo con il Comune come poter proseguire con un progetto di lungo respiro che a mio parere dovrebbe riguardare le grandi civiltà. Manca in Italia un centro di produzione di grandi mostre su questo tema, come storicamente faceva Palazzo Grassi a Venezia. Bologna e l’Archeologico sarebbero perfetti per questo progetto: dagli etruschi ai fenici, dai greci ai romani...».

Mostre kolossal e mostre scientifiche: gli intellettuali bolognesi sono divisi...

«Una cosa non esclude l’altra, c’è spazio per entrambe le cose. È giusto allestire grandi mostre di richiamo internazionale che portino denaro alla città e visitatori nei musei. Io adoro le mostre più di nicchia ma non portano soldi quindi è giusto che le organizzino gli enti pubblici senza dover chiedere troppo ai privati».

L’Egitto e Hopper sono stati successi, un po’ meno Barbie.

«Ha chiuso a 45mila visitatori: non posso dire malissimo ma neppure come le altre citate. Ho imparato una cosa da Barbie...».

Quale?

«Tenere aperta una mostra concentrandola soprattutto nel periodo estivo non è premiante, il grosso arriva da metà settembre in poi. E un’altra cosa: il pubblico bolognese è particolarmente preparato e critico. Non accetta tutto, in altre città sono più acritici».

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