Vasco testimone-star in tribunale

Dovrà deporre al processo contro l’ex manager Stefano Salvati. Intanto un ‘corvo’ scrive ai giornali una lettera anonima sul rocker

Vasco Rossi davanti alla sua casa di Zocca

Vasco Rossi davanti alla sua casa di Zocca

Bologna, 22 settembre 2016 - Vasco rossi testimonierà nel processo che vede alla sbarra l’ex amico e manager Stefano Salvati (nella foto a fianco). Il Blasco andrà dunque in tribunale e deporrà in aula, come chiesto dal suo avvocato Guido Magnisi. La data non è ancora definita, ma sarà fra metà febbraio e inizio marzo. Un ‘evento’ che certamente vivacizzerà la routine del Palazzo di giustizia di via Farini. Salvati è a processo per falso in scrittura privata e calunnia nei confronti del rocker di Zocca dopo la denuncia presentata due anni fa dallo stesso Komandante. Ieri si è celebrata la prima udienza, detta in gergo tecnico ‘filtro’, e dopo le formalità di rito il processo è stato appunto rinviato a febbraio.

La vicenda ruota attorno a un patto di riservatezza fonte di una durissima disputa fra la rockstar e il regista bolognese Salvati, autore di videoclip e lungometraggi e fidato manager del Blasco con pieni poteri fino alla rottura. Una battaglia legale senza esclusione di colpi, con tanto di causa civile e querele incrociate. Ad aprile 2014, infatti, Salvati citò in giudizio il cantante chiedendo il pagamento della prima rata quale compenso previsto dal patto di riservatezza, a suo dire stipulato nel 2013: sei milioni in 30 anni, 200 mila euro all’anno.

Rossi allora querelò Salvati, sostenendo che l’accordo, uguale a quelli sottoscritti con altri collaboratori e attinente esclusivamente al rispetto della privacy, non prevedeva compensi accessori rispetto allo stipendio già stabilito. La Procura fece sequestrare il documento in possesso di Salvati, che contro-querelò l’artista, e poi affidò una consulenza tecnica che concluse per la falsità dell’accordo. Conclusione inevitabile: archiviazione per Rossi, rinvio a giudizio per Salvati, il quale prima ha sostenuto che il documento era stato falsificato, poi ha corretto il tiro dicendo che era stata falsificata la sua firma. Ora sarà il giudice a dover trovare il bandolo dell’ingarbugliata matassa. E per farlo ascolterà la testimonianza di tutti i protagonisti della storia. A cominciare, naturalmente, dal ‘mitico’ Komandante. «Da tutta questa vicenda – dice l’avvocato Magnisi – Vasco si sente profondamente ferito dal tradimento di quello che lui considerava un amico al punto tale che, in caso di condanna di Salvati, ha espresso l’intenzione di devolvere l’eventuale risarcimento al Gruppo Abele di don Ciotti».

Nel frattempo, per le redazioni dei giornali gira una lettera anonima piena di veleni nei confronti dello stesso Vasco. L’anonimo scrive infatti che il rocker sarebbe stato condannato per festini a base di cocaina. Nulla di più falso. In realtà, Vasco Rossi non ha pendenze con la giustizia recenti. Nel lontano 2009 ha patteggiato tre mesi per droga (commutati in una multa di alcune migliaia di euro), prima che si manifestasse la malattia che tempo fa ha tenuto in ansia milioni di fan e dalla quale la rockstar è uscita completamente guarita.

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