monsignor Ernesto Vecchi
Cultura e spettacoli

Dio, Lucio e Marcella

L'intervento

Monsignor Ernesto Vecchi

Monsignor Ernesto Vecchi

Bologna, 15 marzo 2015 - Ai primi di marzo, sono state ricordate due figure note al circuito mediatico: Lucio Dalla e Marcella Di Folco. Ma quando – come in questi casi – la memoria diventa ‘memoriale’, l’ottica commemorativa rischia di oscurare la verità.

Questi personaggi sui generis – per esempio – avevano la fede, ma nei revival ufficiali questo dato non è emerso, perché il ‘politicamente corretto’ teme che l’adesione a Cristo comprometta l’autonomia della società civile.

In realtà è proprio Gesù che ci ha dato il vero concetto di laicità, spesso disatteso da entrambe le parti. Il Concilio Vaticano II – 50 anni fa – nella struttura fondamentale del cristianesimo ha ben distinto ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio, mentre negli Stati europei permane uno stato confusionale, propenso a identificare la laicità con il laicismo: basti pensare al ‘laico dell’anno’ Paolo Flores d’Arcais e ai suoi compagni di merende, che se la prendono con Dio per l’attacco a Charlie Hebdo.

Credo che Lucio e Marcella non avrebbero mai fatto ricorso al Tar contro la Benedizione pasquale; e tantomeno avrebbero aderito alla ‘notte eretica’, promossa venerdì scorso dall’Unione atei razionalisti: una specie di Isis dello ‘sbattezzo’.

Dalla e la Di Folco sapevano che il Battesimo non è un atto burocratico, ma il segno sacramentale dell’amore preveniente di Dio, che non condiziona, ma riempie il battezzato di risorse spirituali a sostegno della propria libertà. Entrambi hanno vissuto la loro fede in un contesto particolare e – nel caso di Marcella – molto problematico. La sua transessualità, pur avendola gestita a modo suo, non l’ha vissuta contro Dio e la sua Chiesa.

L’ho constatato, quando nel 2009, già in chemioterapia, chiesi di farle visita ma, per rispetto al vescovo, preferì venire lei a rendermi partecipe del suo dramma esistenziale. Lucio invece nell’adolescenza, leggendo Sartre e Camus, perse la fede, che ritrovò a 18 anni, il giorno prima della morte di Padre Pio, folgorato dal sorriso scioccante del santo frate di Pietrelcina. «Da allora – ha scritto – sono un cristiano imperfetto, ma convinto». Lo sa bene Padre Boschi, suo confessore, che nel terzo anniversario ha celebrato la Messa per lui. A proposito, siamo in piena Quaresima e giova ricordare un antico precetto, per non affogare: «Confessarsi almeno una volta all’anno e comunicarsi almeno a Pasqua!».

Vescovo ausiliare emerito di Bologna