Referendum, Renzi sotto le Due Torri. Zacchiroli: "Più coesione per far volare Bologna"

Oggi alle 18,30 il premier è atteso all'Estragon, tappa della campagna per il sì al referendum

Matteo Renzi

Matteo Renzi

Bologna, 27 novembre 2016 - Prima l’unione civile di due amici in Comune a mezzogiorno (dopo aver celebrato quasi 800 matrimoni in cinque anni), poi il comizio di Renzi all’Estragon alle 18,30. Non sarà una domenica qualsiasi per Benedetto Zacchiroli, ex consigliere comunale e da più di sei mesi capo della segreteria del premier. Un po’ per gli affetti, un po’ per la politica, visto che manca una settimana al referendum e la volata decisiva del ‘Sì’ parte proprio dalla sua terra.

Renzi ha detto che Emilia e Toscana saranno decisive. Non è che saranno proprio le due regioni rosse a fare vincere il ‘No’?

"Io penso che vincerà il ‘Sì’. Il confronto è sul cambiamento, tra chi vuole un Paese più veloce e chi preferisce che tutto resti immobile. Emilia e Toscana sono due regioni dall’affluenza storicamente alta e progressiste, che ben conoscono il significato dello ‘stare al passo coi tempi’ e della velocità, principi cardine della riforma".

Per fare vincere il ‘Sì’ meglio convincere quelli della vostra parte ora contrari, oppure prendere i voti anche al di fuori del vostro campo?

"Le riforme istituzionali si fanno per il bene del Paese e dei cittadini, non sono un affare partitico. Il ‘Sì’ è chiesto agli italiani, non a una sola parte di loro. Le motivazioni del ‘No’ sono spesso dettate da ragioni altre rispetto al merito, con un atteggiamento da politicanti piuttosto che da politici. Il quesito è chiaro: snellire la burocrazia legislativa, abbassare i costi della politica, ridurre enti inutili e riordinare il rapporto stato regioni. Come si fa a votare no? Per me è inconcepibile".

Se vince il ‘No’ ci sarà una crisi istituzionale? E soprattutto, sarà la fine del riformismo renziano?

"Le riforme sono necessarie, e questa è solo l’ultima, anche se non per importanza: unioni civili, jobs act, Dopo di noi, terzo settore. Della riforma costituzionale ne sentivo parlare che andavo all’asilo e per una volta che ci siamo sarebbe inutile e dannoso rinunciare. Se vince il ‘No’, non casca il mondo, ma al mondo diremo che l’Italia non ha voglia di cambiare. E il mondo agirà di conseguenza".

Da ormai sei mesi lavora a Palazzo Chigi, seguendo l’agenda quotidiana del premier. Come si vede Bologna da lassù?

"Bologna è forte, può crescere e migliorare tantissimo. Ha bisogno di coesione tra tutte le forze cittadine e questo lo si nota, anche da Roma... Ha bisogno di una direzione certa, d’insieme, che purtroppo a volte fatico a decifrare".

Per Lei Bologna è un capitolo chiuso, politicamente parlando?

"Per uno come me Bologna è un capitolo che non si chiuderà mai: l’amore fa questi scherzi. È la prima rassegna stampa del mattino, quella della comunità dove sono nato e cresciuto. A Roma è come se fossi in Erasmus, una volta finito si torna a casa".

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