GILBERTO DONDI
Cronaca

Sesso e filmini, ricatto al parroco

Arrestata per estorsione una rumena di 27 anni: voleva 60mila euro per non divulgare i video. Lei però nega

Un prete (Foto di repertorio Germogli)

Un prete (Foto di repertorio Germogli)

Bologna, 2 febbraio 2016 - Un ricatto a luci rosse in piena regola: "Dammi 60mila euro o metto su internet le foto e i filmati dei nostri incontri amorosi". Sarebbe questa la minaccia che una ragazza di 27 anni, rumena, da anni residente sotto le Due Torri, avrebbe rivolto a un parroco settantenne della prima periferia della città. Alla giovane però è andata male, perché il sacerdote invece di pagare è andato dai carabinieri. E così la donna domenica scorsa è finita in carcere con l’accusa di estorsione. La storia, però, ha molti aspetti ancora da chiarire e qualcosa in più si capirà dopo l’udienza di convalida del fermo che si terrà domani in carcere davanti al giudice Alberto Gamberini. Al momento ci sono due versioni contrastanti: quella del parroco, formalizzata nella denuncia presentata sabato, e quella della ragazza, difesa dall’avvocato Gennaro Lupo.

Partiamo dall’inizio. Secondo il racconto della giovane, tutto comincia a metà settembre. Lei, sposata con un connazionale residente in Italia e separata, due figli piccoli, ha problemi economici. Non ha una casa, è ospite da un’amica, e non ha nemmeno un lavoro fisso, fa saltuariamente le pulizie. In queste condizioni difficili si presenta in chiesa e bussa alla porta del parroco per chiedere aiuto. Il sacerdote è comprensivo e le dà 30-40 euro per fare la spesa.

Parla con lei, si interessa alla sua storia complicata e ai suoi problemi. Nasce un’amicizia. La donna ritorna in parrocchia e riceve piccole somme. Poi, la settimana successiva, tutto cambia. Sempre secondo il racconto della 27enne, fra lei e il prete il rapporto va oltre l’amicizia e sfocia in qualcosa di più. Avvengono i primi rapporti intimi e lui, quella stessa settimana, invece dei soliti 30-40 euro gliene dà ben 500.

Siamo a fine settembre e quella che inizia, stando alla versione di lei, è una vera e propria relazione: i due si vedono più volte alla settimana e lui le dà sempre dei soldi. Non solo, le regala anche un telefonino di ultima generazione che i due avrebbero usato (il condizionale è d’obbligo, visto che siamo sempre nel racconto dell’arrestata) per riprendersi durante gli incontri amorosi. Selfie e filmati inequivocabili.

Passano i mesi e arriviamo a gennaio, quando la relazione si incrina. La ragazza sostiene che nel corso dei mesi, da settembre a gennaio, il sacerdote le ha dato spontaneamente circa 15mila euro. La rottura è tutt’altro che amichevole. Lui va dai carabinieri e la denuncia, dicendo di essere stato minacciato. «O mi dai 60mila euro o le foto e i filmini hard finiscono sul web», gli avrebbe detto lei.

Il prete finge di cedere al ricatto e le dà appuntamento alle 9 di domenica, in canonica, per la consegna del denaro. Lei però, forse per un ripensamento o forse temendo una trappola, non ci va. Due ore dopo, alle 11,20, i carabinieri piombano a casa dell’amica che la ospita con un decreto di perquisizione personale e di sequestro del telefonino. In valigia le trovano un biglietto della corriera per Craiova, Romania. La ragazza doveva partire alle 13,20, stava per scappare. Addosso ha il cellulare, che viene sequestrato. I carabinieri dovranno verificare se contiene i famosi filmini osé. La ragazza viene fermata per estorsione dai carabinieri, coordinati dal pm Enrico Cieri. La difesa sostiene però che quei 60mila euro non li aveva chiesti lei, ma li aveva offerti il parroco per chiudere tutto senza strascichi. Una tesi, secondo l’avvocato Gennaro Lupo, rafforzata dal fatto che lei poi non è andata all’appuntamento, dimostrando di aver rinunciato a qualunque (eventuale) pretesa.

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