Il silenzio tattico

Saverio Migliari

Saverio Migliari

Bologna, 23 luglio 2014 - Cosa dovrebbe fare un consigliere regionale a cui la Corte dei Conti contesta le spese fatte con soldi pubblici? Fuori dai confini italiani le possibilità sono solo due: o le spiega o si dimette. Eppure anche qui, nella virtuosissima Emilia Romagna, sopravvive il germe del silenzio tattico, che forse cela un po’ di imbarazzo. Dal Pd a Forza Italia (ex Pdl) non c’è stata una voce che si sia alzata da giovedì scorso a oggi per dire: «Ecco qui quanto ho speso. Ora vi spiego come». Le cifre contenute negli inviti a dedurre della Procura rimangono secretate nei cassetti di viale Aldo Moro, eppure il rivelarle non creerebbe alcun danno all’indagine visto che le spese sono depositate e già acquisite dai pm. Si tratterebbe invece di un atto di trasparenza, quella vera.

Non vale per tutti, per carità: un esempio luminoso di trasparenza è quello del Movimento 5 stelle, che tutti i suoi scontrini li esibisce su internet, sottoponendosi a un giudizio ben più severo di quello dei magistrati. Così hanno fatto anche gli eletti in quota Idv, fin da subito pronti a rivelare il contenuto dell’avviso della Corte dei Conti. E intanto nel Pd bolognese né Marco Monari né Stefano Bonaccini dicono nulla. Il primo, finito sulla graticola mesi fa per le spese contestate come capogruppo, ora si limita a rispondere: «Di questo non parlo».

Il secondo non commenta e il suo silenzio appare ancora più grave, dato che potrebbe essere lui il futuro candidato governatore. Vero è che la Regione ha subito presentato ricorso contro queste contestazioni. Ma, alla luce di questa presunta correttezza, perché non svelare le cifre? Ieri Roberto Sconciaforni di Rifondazione Comunista e Gianguido Bazzoni di Forza Italia, prima rispondono al telefono, rimandano a più tardi e poi si fanno di nebbia. Ed è in quella nebbia che crescono i dubbi. Perché senza trasparenza, tra spese strane e cene non ancora giustificate, verrebbe da pensarla come Totò, in una battuta: «A proposito di politica, ci sarebbe qualcosa da mangiare?».

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