Raul Casadei: ‘Niente nostalgia, io guardo al futuro’

Il re del liscio: ‘La musica romagnola va attualizzata e valorizzata. E’ un’opportunità per la nostra terra e il turismo’

Raoul Casadei

Raoul Casadei

Gatteo - 15 agosto 2016 – Raoul Casadei rinfrescato dal bagno di mare pomeridiano è tonico e pensa al futuro. Del liscio e della Romagna. Nonostante i 79 anni che festeggia proprio oggi a Ferragosto.

Casadei e la Romagna, un binomio inscindibile.

«Sono orgoglioso della Romagna e del liscio. Ma guai guardare al passato, io sono sempre orientato al futuro».

Intanto però la reunion della band Casadei alla Notte del liscio è stata un successone.

«Eh sì. Li ho richiamati in servizio tutti. Rita (la cantante storica dell’orchestra, ndr) non voleva venire. Diceva: sono ingrassata. E io: ma dai, Rita Coscialunga non può mancare!».

Il liscio è ancora un’arma vincente della Romagna?

«Certo. E’ la nostra tradizione, è la nostra identità. Va attualizzato e reso appetibile per i giovani, per i balli di gruppo. E va portato in giro per il mondo come brand romagnolo. Come hanno fatto in Puglia con la loro musica tradizionale. La Regione deve sostenerci, occorre fare le cose più in grande l’anno prossimo».

Quest’anno pare che siano tornati gli stranieri sulle nostre spiagge.

«Abbiamo la riviera più bella del mondo e i bagnini più bravi. Siamo ospitali e simpatici. Ma non dobbiamo adagiarci. Non mi accontento dello zero virgola in più. Bisogna puntare sempre in alto, fare di più».

Tra bamboccioni depilati e metrosexual da apericena, esiste ancora il vitellone di Fellini o è rimasto solo il ‘pataca’ di Cevoli?

«Qualche vitellone resiste ancora sotto la maschera del bagnino di salvataggio. Solo che guardano più il telefonino che le straniere...».

Lei che è un simbolo dell’identità romagnola ha paura della globalizzazione, del multiculturalismo, dell’immigrazione?

«Sono fenomeni inarrestabili, vanno seguiti e regolati, ma bisogna guardare al futuro. Senza paura. Valorizzare le identità e le tipicità che possono convivere e svilupparsi».

Ma c’è un futuro per il liscio come musica tradizionale?

«Non ho mai inteso il liscio come uno stile immobile. Va rinnovato continuamente, come ho fatto ai tempi della ‘musica solare’ attirandomi le critiche dei tradizionalisti».

Il rinnovamento passa anche dalla partecipazione a un evento come ‘Rockin’1000’?

«Ho suonato il rock con la mia chitarra insieme a oltre mille ragazzi allo stadio di Cesena. Un’emozione incredibile. E quanto sono entrato nello stadio tutto il pubblico ha intonato ‘Romagna mia’».

Le radici non si dimenticano.

«Anche i giovani le portano dentro, forti. Ma poi vogliono respirare aria nuova. Giusto così».

Ha appeso la chitarra al chiodo definitivamente?

«Sì, ho passato le redini dell’orchestra a mio figlio Mirko. Lui è sempre in giro e sta facendo un gran lavoro per modernizzare il liscio coi ritmi caraibici, i tamburi, il reggae di Bob Marley».

Come festeggerà Ferragosto?

«Sono a Cervia allo ‘Sbarco degli autori’ davanti al Grand Hotel. Anch’io ho scritto un libro: ‘Bastava un grillo per farci cantare’».

E il compleanno?

«La festa è spostata al 19 agosto, in concomitanza col compleanno di mio figlio. Sarà una gran festa in famiglia, in quello che io chiamo ‘il mio recinto’ a Gatteo. Ci saranno oltre cento invitati. Tanti amici e anche il presidente della Regione Bonaccini. Si mangiano i prodotti della nostra terra, le verdure del mio orto, piadina e Sangiovese. Chissà, potrebbe venire anche Renzi. Potrei offrirgli un bombolone caldo: ne sforneremo trecento».