Pesaro, 10 giugno 2013 - SUL SUO PROFILO facebook c’è lo stemma di Superman. Donald Sabanov forse si sentiva un po’ così, ‘‘super’’, sicuramente voleva esserlo. Palestrato, ex pugile, il ruolo di semplice benzinaio gli stava stretto. La ferocia con cui fredda il suo datore di lavoro, quello che un tempo, quando era ancora un ragazzino, lo portava addirittura insieme alla famiglia in vacanza, quello che gli aveva trovato 7 anni fa un lavoro a tempo indeterminato al distributore di Montecchio, quello che lo aveva invitato alla sua festa dei 50 anni, nell’agosto scorso. Quello che se aveva un problema economico, con Andrea se ne poteva parlare. «Quello, infine — dice il comandante provinciale dell’Arma, Giuseppe Donnarumma — che quando ha visto in faccia chi gli stava sparando, sicuramente avrebbe voluto non crederci».

MA TUTTO questo non significa nulla, per Sabanov. Lui vuole i soldi, lui vede che il suo datore di lavoro gira su un Bmw X6 e lui invece gira su un’auto molto più piccola, e magari scatta anche l’invidia. «Un personaggio — lo definisce ieri il colonnello Donnarumma — che ha un culto dell’io così forte da osare ad ogni costo entrare nel caveau», il luogo che contiene circa 20mila euro. Quei 20mila euro che ancora non sono stati ritrovati, ma che potrebbero saltare fuori da accertamenti bancari che saranno fatti al più presto oggi, a banche aperte. Sabanov ha anche una passione recente: quella del tiro con la pistola, va al poligono di Pesaro, a esercitarsi. Forse una conferma di quel senso di potenza e «di aggressività — dice Donnarumma — di cui lui è sempre più consapevole».

SABANOV passa dall’essere incensurato all’essere un presunto assassino. Organizza un piano che però fa acqua. Probabilmente viene visto da una persona che si affaccia sulla via Paterni quando sente i 7 colpi. Mette in moto la macchina con il cambio automatico di Ferri ma procede a singhiozzo fino all’incrocio. I carabinieri devono ancora capire bene poi che tipo di patti siano stati stabiliti tra lui e Karym Bary: quanto toccava a ciascuno del tesoretto rubato nel caveau? La parte più grossa, era quella di Sabanov? E soprattutto, che rapporto c’era tra i due?

ANCHE se erano amici da poco, almeno a giudicare da facebook pare si frequentassero spesso. C’è una foto che li ritrae a mangiare «due chili di carne pura», a merenda, tra l’altro, postata il 3 giugno, a poche ore dall’omicidio.

«VORREI vederlo in faccia, e chiedergli perchè», dice Michele Ferri, 42 anni, fratello della vittima: «Donald, era uno di famiglia. E sapeva che Andrea era vitale per noi. Andrea aveva in lui una fiducia enorme, addirittura gli dava in custodia la figlia 17enne, e gli diceva ‘‘butta un occhio, che non le succeda nulla...’’ E’ una cosa da non credere, non so come abbia potuto fare una cosa del genere. L’ho visto ai 50 anni di Andrea. Mi ha abbracciato. Era fissato con la sua auto, faceva il ‘‘tuning’’. Dopo l’omicidio con mio cognato ci siamo chiesti come mai non fosse venuto a trovarci a casa. Mio cognato lo aveva anche visto in via Gagarin, due giorni dopo il fatto, lo ha chiamato ma lui non si è fermato. ‘‘Passo dopo, ha detto’’».

ale.maz.

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