Tutti i rischi delle regionali

Il punto

Pesaro, 20 aprile 2015 - Credo proprio che queste elezioni regionali non daranno soddisfazione a molti. Innanzitutto non daranno soddisfazione a coloro che credono che un’alta affluenza al voto sia sinonimo di democrazia. La disaffezione è sotto gli occhi di tutti. E un modo di protestare è quello di non partecipare al ‘gioco’. Lo fanno i bambini, figurati gli adulti. Noi, invece, da osservatori distaccati qualche soddisfazione cominciamo a prendercela. Da ogni parte dello schieramento. Proviamo ad argomentare.

Regione ‘Rossa’. La tiritera dei mass media nazionali che le Marche sono una regione rossa non tiene conto della realtà: mai il Pci ha governato questa regione e mai vi è stato un ex-comunista alla guida dell’ente regione. Anche le due legislature di D’Ambrosio, i più spostati a sinistra, erano figlie di Tangentopoli non di un vero spostamento elettorale. Gli ex-Dc sopravvissuti agli scandali hanno pensato bene di allearsi a sinistra, per sentirsi garantiti in vari modi. Soprattutto dal Pd pesarese che è ‘governativo’ per tradizione e scelta. Da qui è ripartito Gian Mario Spacca per costruire il potere del ‘quadrilatero’. Di qui parte oggi per dire, giustamente, che le Marche sono una Regione democristiana.

Sanità sbagliata. C’è arrivato anche il Pd pesarese, con Ceriscioli e Ricci, ad ammettere che la sconfitta sulla Sanità è la più bruciante subita in questi anni di rare vittorie amministrative e di tanto vassallaggio politico. D’altra parte i risultati di 10 anni di para-gestione dell’assessore Mezzolani sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto nelle parti estreme della Regione. Un fallimento pressoché totaleFiglio dell’errore Irccs e del grande potere anconetano nel settore. Pesaro-Urbino è una delle province con il minor numero di posti letto d’Italia. E anche le ultime operazioni sono state tutte costruite per togliere risorse al nord e mantenerle nel cuore della Sanità marchigiana: Ancona. Non è nemmeno detto che con Ceriscioli governatore qualcosa cambi davvero: in Italia i gattopardi sono la maggioranza e certe decisioni non si prendono senza i burocrati della Sanità selezionati negli anni da... altri. Ma l’alternativa non pare migliore per i cittadini del nord delle Marche.

La partita politica. Gian Mario Spacca è abbastanza trasparente politicamente: la sua è una battaglia per far ‘rinascere’ il centro democristiano e per rappresentare i ‘poteri produttivi’. Insomma, la classe che produce, che crea imprese, ricchezza e vuole continuare ad essere rappresentata adeguatamente, soprattutto nei momenti difficili dei nomi storici dell’imprenditoria marchigiana (Merloni e Pieralisi su tutti). Sono solo questi i ceti produttivi? Ovviamente no. Ma questi sono quelli che non si fidano dei ‘barbari’ ex-Pci provenienti da nord. Non è un caso che nel rassemblement di Marche 2020 si ritrovino insieme Casoli e Ceroni, Ncd e Forza Italia, il cui divorzio pur recente non aveva, evidentemente, profonde ragioni politiche. Radici Dc e radici produttive, più gran parte della struttura burocratica regionale. Più l’idea di tanti anconetani di poter perdere - con un pesarese - un potere che sentono come loro ed esclusivo. E che, evidentemente, sono abitutati ad usare.

La partita territoriale. Dalle parti di Ancona dalla paura si è passati alle barricate ‘verbali’: «Ceriscioli rappresenta solo Pesaro», è il refrain più utilizzato. Che è l’equivalente di dire che solo chi è del ‘quadrilatero’ tra Ancona-Civitanova-Macerata e Fabriano è davvero marchigiano. Se dovesse passare questa logica sarebbe la creazione di un’autostrada per spaccare - subito - la Regione. Secondo un sondaggio il 55% dei cittadini di Pesaro e Urbino sarebbero favorevoli a trasferirsi armi e bagagli in Emilia-Romagna. E se c’è l’aria che tira è quella che cogliamo dai giornali che si fanno ad Ancona... questo atteggiamento non può che incrementarsi. Rischiando di far implodere la Regione. Sarà il caso di rifletterci anche in campagna elettorale, dove le parole girano troppo in libertà: tra comunicati e social network. Meditate gente, meditate.

Lotta vera. «Arrivano i burocrati del partito», è il refrain di Marche 2020. Ai quali possono contrapporre i burocrati dello stato, della regione e degli enti statali che pullulano nella Dorica. E’ un’altra possibile visione di una battaglia che sarà all’ultimo sangue perché è stata incanalata su un confronto di sopravvivenza politica. Se qualcuno perde duramente rischia di scomparire. Se c’è un pareggio c’è qualcuno che vince comunque. E non è il cambiamento. L’importante è esserne consci.