Alfano: «Nessuna commissione sulle infiltrazioni al Comune di Reggio»

Il Movimento 5 Stelle all’attacco: «Sentite Vecchi e Delrio in commissione parlamentare antimafia»

Il ministro Angelino Alfano (foto Ansa)

Il ministro Angelino Alfano (foto Ansa)

Reggio Emilia, 3 febbraio 2016 - A Reggio Emilia non verrà inviata nessuna commissione d’indagine sulle infiltrazioni dell’ndrangheta. La richiesta, avanzata dal Movimento 5 stelle, è stata nettamente respinta oggi dal ministro dell’Interno Angelino Alfano durante il question time alla Camera.

L’esponente del Governo, citando la vicenda della casa del sindaco Luca Vecchi acquistata dall’imprenditore Francesco Macrì e degli appalti vinti da quest’ultimo in Comune tra il 2003 e il 2012, ha in sostanza spiegato che nessuna delle due vicende giustifica l’invio di una commissione perché non ne soddisfano il requisito indispensabile.

L’ipotesi cioè, che la «libera determinazione» degli organi comunali sia stata influenzata o compromessa. Le deputate 5 stelle Maria Edera Spadoni e Giulia Sarti, relatrici dell’interrogazione, non contengono il loro disappunto ed eccepiscono che, di fatto, il ministro ha preso in esame solo uno dei sette punti che giustificherebbero una indagine sulla situazione reggiana.

E comunque il M5s alza ancora di più il volume: con un post apparso sul blog di Beppe Grillo rinnova la richiesta affinché il sindaco di Reggio Luca Vecchi e l’attuale ministro Graziano Delrio che lo ha preceduto siano auditi dalla commissione parlamentare antimafia. Il motivo è nelle parole di Sarti in replica ad Alfano: «Quando c’è un sindaco, oggi ministro, che è andato in processione a Cutro e nei 10 anni in cui ha governato non si è mai accorto che la ‘ndrangheta proliferava nel suo Comune, e c’è un’associazione di imprenditori edili con dentro ‘ndranghesti che vota in massa per lui, un vero ministro dell’Interno manda un commissione d’indagine» per «togliere il dubbio che l’attuale amministrazione non sia stata influenzata e condizionata dall’ndrangheta».

In particolare, presentando l'interrogazione al ministro, Spadoni spiega: "Abbiamo la moglie del sindaco, ex dirigente comunale all'Urbanistica di Reggio Emilia che compra casa da un prestanome degli 'ndranghetisti, che a sua volta tra il 2003 e il 2014 vince appalti per 339.000 euro. Abbiamo un arrestato nell'operazione Aemilia che scrive al sindaco ricordandogli le sue promesse e strette di mano e che alcune persone ora escluse dalle white list avrebbero fatto campagna elettorale in suo favore, come per l'ex sindaco e ora ministro Delrio. Abbiamo un presidente di seggio che falsifica le schede elettorali a favore di due candidati Pd al Consiglio comunale che vengono poi eletti. Abbiamo l'autista del questore, anche lui arrestato in Emilia, che sconsiglia di votare per un candidato del Pd (Franco Corradini, ndr) che poi dichiarera: 'Forse le primarie erano inquinate dalla malavita organizzata'".

Per non dimenticare "intimidazioni a non citare i nomi di boss mafiosi ad una parlamentare, la sottoscritta, durante un comizio". Insomma, "dopo tutto questo c'e' ancora qualche dubbio nell'attivare la procedura di insediamento di una commissione d'accesso a Reggio Emilia?". Per Alfano pero' "c'e' piu' di qualche dubbio" perche' sulla vicenda che vede al centro l'imprenditore di origine calabrese Francesco Macri' imputato in Aemilia per reati che avrebbero agevolato la cosca Grande Aracri e i suoi presunti rapporti con l'amministrazione di Reggio Emilia, "occorre approfondire". Il ministro premette che "l'accesso ispettivo e' finalizzato alla puntuale verifica di elementi indizianti circa la sussistenza di eventuali fatti e circostanze che possano suffragare l'ipotesi di compromissione della libera determinazione degli organi comunali con conseguente sviamento dell'azione amministrativa dai canoni di trasparenza e legalità".

Tuttavia "osservo che i rapporti tra l'imprenditore Macrì e l'amministrazione reggiana sono riferiti ad una serie di appalti intervenuti tra il 2003 e il 2012, periodo in quale non si era configurata l'ipotesi di contiguità mafiosa in capo al Macrì, che era esente da precedenti penali fino al 2014. Né erano emerse controindiicazioni che potessereo influire sulla certificazione antimafia", evidenzia Alfano. Quanto alla vicenda della casa del sindaco, il ministro aggiunge: "Rilevato anche qui che la transazione è avvenuta prima del coinvolgimento dell'imprenditore calabrese in inchieste di mafia, è anche da dire che l'episodio di carattere privato non attiene alle attività amministrative o gestorie del Comune di Reggio". Ma "naturalmente- prosegue Alfano- se successivi accertamenti dovvessero suggerire il ricorso a strumenti di carattere ispettivo per accertare se Macrì abbia effettivamente esercitato forme di condizionamento anche indirette sul Comune di Reggio, verra' attivata la procedura prevista dall'articolo 143 del Testo unico degli enti locali e in questo contesto verranno seguiti con la massima attenzione anche gli sviluppi della lettera inviata al sindaco".

Sarti replica a muso duro: "In sostanza non volete una commissione di indagine a Reggio. Lei ha fatto riferimento ad un solo episodio mentre nell'interrogazione abbiamo citato ben sette motivi. Un vero ministro dell'Interno l'avrebbe mandata la commissione ma lei non lo è". Al che la parlamentare viene redarguita dal vicepresidente della Camera Luigi di Maio che presiede la seduta: "Si rivolga con rispetto al Governo". Sarti chiede dunque: "Cosa state facendo per tutti i cittadini reggiani e cutresi onesti che venivano vessati e costretti a pagare il pizzo? La risposta e' niente. La vostra linea e' non vedo, non sento, non c'ero e se c'ero dormivo. Buonanotte ministro, presto la svglieremo nuovamente".