Maxi sequestro di beni a Francesco Grande Aracri

L’uomo è il fratello del boss ‘ndranghetista Nicolino

Il processo Aemilia

Il processo Aemilia

Reggio Emilia, 1 luglio 2016 - Una sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni posseduti, che per questo vanno sequestrati. E’ la motivazione con cui (ai sensi della legge 356 del 1992 applicabile a soggetti condannati in via definitiva) la Corte d’appello di Bologna ha sequestrato oggi beni per tre milioni di euro a Francesco Grande Aracri, fratello del boss ‘ndranghetista Nicolino. Si tratta in particolare di diversi rapporti finanziari, 20 immobili, sei società e due automezzi al cui sequestro hanno preso parte anche militari della Guardia di finanza di Reggio Emilia.

Francesco Grande Aracri, imprenditore edile di 62 anni originario di Cutro ma residente a Brescello dal 1987, è lo stesso che l’ex sindaco di Brescello Marcello Coffrini aveva definito “una brava persona”. Nel tempo, è stato coinvolto in diverse vicende penali riportando tra l’altro una condanna, divenuta definitiva nel 2008, per associazione mafiosa. Nella sentenza dell’epoca a suo carico si legge che “sovrintendendo e dirigendo l’attività dei correi a una associazione mafiosa, il clan Grande Aracri operante in Reggio Emilia e provincia, (Francesco Grande Aracri) dirimeva le controversie insorte, garantendo l’intervento associativo in caso di illeciti commessi ai danni di persone protette dal clan”. Il fratello di Francesco, Nicolino, è ritenuto invece al vertice del cosca, i cui presunti affiliati sono oggi imputati nel processo “Aemilia”.