Grissin Bon, i dubbi di Landi

Il patron dopo la sconfitta: «Riprovarci? Un conto è la speranza, un altro la realtà: devo capire tante cose»

Grissin Bon, il patron Landi (foto Ciamillo)

Grissin Bon, il patron Landi (foto Ciamillo)

Reggio Emilia, 15 giugno 2016 - NON È FACILE. No, non deve essere per niente facile vedere il secondo scudetto consecutivo volare via e mettersi lì a pensare al futuro. Perché quando le emozioni, nel bene o nel male, sono così forti, vanno diluite nel tempo. Stefano Landi, però, è sempre stato molto bravo a guardare negli occhi la realtà. Buttandosi alle spalle le illusioni perdute. E, anche questa volta, seppur pieno di amarezza, dimostra il suo equilibrio.

Ci dica la verità: c’è stato un momento in cui lei ha pensato che stavolta sarebbe riuscito a portare lo scudetto a Reggio?

«Ci ho sperato e creduto - ammette Landi - dal momento in cui siamo arrivati in finale. E quando dallo 0-2 siamo risaliti al 2-2 ci ho creduto ancora di più. Purtroppo è andata male».

Cosa è mancato secondo lei per alzare le braccia al cielo?

«Poco. C’è mancato pochissimo. Abbiamo pagato il fatto di avere qualche giocatore in condizioni fisiche non perfette. E poi c’è mancato Gentile. Stava entrando in forma e in una finale così sarebbe stato fondamentale».

Possiamo dire che questa sconfitta fa meno male rispetto a quella con Sassari?

«Le sconfitte fanno sempre male. Ma occorre essere realisti. Certo, l’anno scorso abbiamo avuto la possibilità di vincere il tricolore nel nostro palasport. E, in più, va detto che parliamo di squadre diverse. Milano è una corazzata e, oggettivamente, è più forte essendo stata costruita per vincere in Italia e in Europa».

Crede che, da parte vostra, ci sia stato qualche errore?

«Con grande sincerità vi dico che non vedo errori particolari. D’altra parte - sorride amaro Landi - per perdere le finali bisogna comunque arrivarci. L’unico, piccolo neo, è che non siamo riusciti ad integrare nel gruppo Golubovic e non siamo riusciti a sfruttarlo al meglio senza, per questo, voler dare colpe o demeriti a nessuno».

Concorda con chi ha detto che è stata la stagione più bella della storia biancorossa?

«Assolutamente sì. Sottoscrivo al 200%. Disputare due finali scudetto consecutive è difficilissimo e pur dispiaciuti del risultato finale, credo che ora tutti abbiano la consapevolezza che Reggio Emilia è tra le migliori squadre d’Italia».

Menetti ha detto che ci riproverete nel 2017...

«Calma, ragazzi: è troppo presto e non vorrei guardare così avanti. Sicuramente, è ovvio, si riparte».

Come si riparte?

«Con il nostro gruppo di italiani che è bello, competitivo e consolidato. Poi dallo staff tecnico a cominciare da Menetti, tutti confermatissimi, e dallo staff dirigenziale. Tutto il resto è da vedere».

Proverete a convincere Kaukenas a continuare?

«Sicuramente sì. Credo che i suoi 39 anni si vedano solo sulla carta d’identità, non certo dalla forza fisica, dal talento e dalla classe. E’ un giocatore nel pieno delle sue potenzialità».

Quale potrebbe essere l’obiettivo della Grissin Bon per la prossima stagione?

«Oggi, a 24 ore dalla fine della finale, è difficile immaginarlo. Perché un conto è la speranza e un altro è la realtà. Ne riparliamo più avanti, quando avrò le idee più chiare. Datemi qualche giorno per capire meglio tante cose».

La sconfitta è stata amarissima, ma ancora una volta avete ricevuto grandi attestati di affetto da parte di tutta la città... «Nelle ultime ore - riprende Landi - ho ricevuto messaggi di stima e amicizia molto gratificanti. Il primo a farsi vivo, lunedì sera poco dopo la fine della partita, è stato Graziano Delrio che ci ha fatto i complimenti per la stagione». Come si può definire, secondo lei, la stagione della Grissin Bon? «Mah... Credo che non si debba assolutamente essere delusi. Io parlerei invece di soddisfazione. Perché abbiamo vinto la Supercoppa, abbiamo chiuso al 2° posto in campionato e abbiamo passato il turno in Eurocup: il bilancio è decisamente molto positivo». Lo sa che oltre allo scudetto sfumato c’è anche la beffa dell’Eurolega? Perché la Grissin Bon è la prima squadra ad arrivare così in alto senza poter partecipare alla massima competizione europea a causa del cambio della formula... «Poter giocare almeno una volta nella nostra storia l’Eurolega sarebbe stato molto suggestivo ed eccitante. In ogni caso cercheremo di partecipare ad una manifestazione europea, sperando di poter disputare la competizione di più alto livello possibile. Mi piacerebbe poter lottare al top». Finalmente dovreste anche avere un palasport più capiente. «Esatto. Ora aspettiamo di vedere le ruspe in via Guasco e ben vengano i 4.600 posti per i nostri tifosi. Sperando che non ci si fermi a mettere 1.000 posti in più, ma che vengano realizzati anche altri lavori strutturali non più rimandabili» All’inizio degli anni 2000 la Pallacanestro Reggiana vide sfumare per due volte la promozione in serie A perdendo la finale dei playoff al PalaBigi con Livorno e Napoli. Poi la promozione arrivò, chissà che non possa succedere anche per lo scudetto... «Capisco il parallelo, ma le situazioni sono diverse. Perché all’epoca dell’A2 noi ci rendevamo conto di poter esprimere maggiori potenzialità, ora invece il livello è altissimo. Mi consola il fatto che quando parlai per la prima volta di scudetto in tanti si misero a ridere. Ora, invece, ci siamo andati vicinissimi e chissà che quello che non abbiamo avuto oggi, non possa arrivare in futuro».