Bimbo inala un pezzo di mela, salvato all’ospedale

Rischia di morire il piccolo Nicolas, era il primo caso del genere al Santa Maria

Il piccolo Nicolas strettamente abbracciato dalla mamma Victoria Oboroc

Il piccolo Nicolas strettamente abbracciato dalla mamma Victoria Oboroc

Reggio Emilia, 21 novembre 2016 - Il piccolo Nicolas può festeggiare due compleanni. Uno cade il 23 maggio, l’altro il 19 novembre, cioè il sabato appena trascorso: è stato in questo giorno che il bambino, di diciotto mesi, grazie all’intervento dei medici dell’ospedale Santa Maria Nuova è stato salvato dalla morte. Il padre intende farlo davvero: «D’ora in poi faremo non una, ma due feste». Intanto lui e la madre sono felici di stringerlo a sé, dopo aver temuto di non poterlo fare più.

Sabato 19 è stato, innanzitutto, il giorno della paura, enorme. Poi la corsa all’ospedale e quelle parole che, seppur pronunciate con il tatto e la delicatezza di chi, tutti i giorni, deve rapportarsi con i parenti di chi è ricoverato, non possono che far pensare alla peggiore delle ipotesi. «Chiamate anche i nonni all’ospedale. Non c’è tempo per andare a Bologna. Interverremo qui: non sappiamo ancora se sia stato compromesso il sistema respiratorio e i tempi per intervenire sono molto stretti». Un attimo dopo il loro figlio, Nicolas, entra in sala operatoria, attorniato dai medici. La porta si richiude e fuori restano i genitori, in attesa, con tanta ansia dentro.

Queste parole si sono sentiti dire dai medici Fabio Galloni, 41 anni, responsabile commerciale di un’azienda e la moglie Victoria Oboroc, di 32, cuoca, coppia che abita nella nostra città. Sabato pomeriggio, alle 18.30, Nicolas stava mangiando una mela. «A un certo punto ha cominciato a tossire e a rantolare. Non smetteva più, faticava a respirare – racconta il padre –. Così abbiamo chiamato subìto i soccorsi: a casa nostra sono arrivate un’ambulanza e un’automedica. È intervenuto un rianimatore, ma abbiamo capito che il problema poteva essere grave perché gli operatori hanno subito allertato l’ospedale».

L’ambulanza si precipita al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Nuova, dove vanno anche i genitori. I medici cercano innanzitutto di capire cosa potesse essere accaduto al bambino. «Hanno verificato se aveva inghiottito un boccone, rimasto magari incastrato nelle vie respiratorie superiori, all’altezza della trachea, ma non era così. Intanto – prosegue il padre – hanno allertato anche l’ospedale di Bologna».

Dagli accertamenti emerge un’ipotesi più grave: «I medici ci hanno detto che il nostro bambino aveva inalato un pezzo di mela». Questo corpo estraneo ha così ostruito parte delle vie aeree inferiori – l’albero bronchiale – compromettendo in modo serio la capacità di respirare del bambino. «Ho visto i medici affannarsi: hanno chiamato un collega da fuori città, credo da Modena. Poi sono arrivati i primari di Rianimazione e di Pediatria. Ho sentito che hanno allertato anche il direttore sanitario. C’erano tanti dottori affannati a cercare una soluzione. Poi il nostro bambino è stato portato in sala operatoria, dov’è rimasto per un’ora».

Qui i medici hanno liberato le vie respiratorie del piccolo: «Grazie a un endoscopio particolare, che si sono procurati in via d’urgenza, attraverso la gola hanno raggiunto i bronchi e lo hanno liberato dal pezzo di mela. Una volta finito l’intervento, mi hanno detto che il bambino aveva ricominciato a respirare regolarmente». Poi Nicolas viene trasportato in rianimazione, dove trascorre la notte e rimane fino alle 11 di ieri, quando i genitori lo possono riabbracciare: «Prende qualche medicina, ma sta bene. I medici mi hanno fatto vedere anche il pezzo di mela finito nel bronco destro: era davvero piccolo, non credevo potesse respirarlo con conseguenze così gravi. I medici mi hanno detto che al Santa Maria casi simili sono molto rari, se non il primo».

La famiglia vuole ringraziare il Santa Maria e tutto lo staff di medici: «Erano in tanti, non so neppure i loro nomi ma vorrei ringraziarli uno per uno perché grazie al loro impegno hanno salvato Nicolas e hanno regalato a noi la possibilità di poterlo ancora abbracciare».

di ALESSANDRA CODELUPPI