Nuova ondata di arresti per il clan Grande Aracri

In manette 16 persone, tra cui il boss Nicolino, già detenuto, e il fratello Antonio

Il boss Nicolino Grande Aracri (a destra)

Il boss Nicolino Grande Aracri (a destra)

Reggio Emilia, 4 gennaio 2016 - Scattata nella notte una vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Crotone, con il concorso di quelli di Catanzaro, per la cattura di 16 persone tra presunti capi e gregari della cosca facente capo alla famiglia di ‘ndrangheta Grande Aracri, attiva nel Crotonese, e con ramificazioni nel nord Italia, in particolare a Reggio.

Gli arresti sono stati ordinati dalla direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catanzaro per i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura e omicidio. L’indagine dei militari ha consentito di far luce sulle attività intimidatorie e predatorie del clan, compreso l’ omicidio di un vecchio boss del Crotonese ritenuto esponente di spicco della vecchia guardia ‘ndranghetista.

Uno dei provvedimenti è stato notificato in carcere a Nicolino Grande Aracri, 56 anni, detenuto e sottoposto al 41 bis, indicato dagli investigatori come il boss di Cutro. In carcere sono finiti anche il fratello Antonio Grande Aracri, 55 anni; Rocco Corda, detto “Rocchino”, 45 anni, avvocato, Salvatore Scarpino, detto “Turuzzo”, 50 anni, e Giuseppe Altilia, 50 anni. Mentre sono stati disposti gli arresti domiciliari per Grazia Veloce, 72 anni, Esterino Peta, 27 anni. L’ordinanza è stata notificata in carcere, dove erano già detenuti per altra causa, oltre al presunto boss Nicolino Grande Aracri, anche ad Angelo Greco, 50 anni; Gennaro Mellea, 38 anni; Francesco Lamanna, 54 anni; Alfonso Diletto, 48 anni; Vito Martino, 45 anni; Romolo Villirillo, detto “Pietro U’ Porziano”, 37 anni; ai cugini Pasquale e Michele Diletto, rispettivamente di 36 e 29 anni, ed a Giuseppe Celi, 38 anni. Questi ultimi si trovano detenuti presso le carceri di Catanzaro, oltre che di Milano, Oristano, Sassari, Spoleto, Taranto, Torino e Viterbo, per i fermi disposti nel gennaio 2015 o delle ordinanze cautelari attuate nella ricollegata indagine Aemilia, condotta dai carabinieri dell’Emilia Romagna sotto la direzione della Dda di Bologna. .